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domenica 10 marzo 2013

il malato immaginario

E lo sapevamo. Gli ultimi colpi di coda del Generale Inverno non poteva non fare una vittima illustre. Meno male che non si tratta di qualcosa di leggero tipo broncopolmonite nè di cimurro nè tantomeno di asma bronchiale. No no, tranquilli. Il pifferaio di Arcore è ricoverato per una malattia ben più seria e invalidante: la paraculite acuta. E nel ventre di vacca del San Raffaele di Milano il cavaliere quasi in fin di vita cerca in tutti i modi di far giungere ai suoi sudditi il messaggio urbi et orbi della sua impossibilità a farsi giudicare in un tribunale nazista da giudici bolscevichi: molto meglio le cure dei medici asserviti e leccaculi che lo tengono sotto amorevole osservazione. E questa situazione non poteva non sfuggire all'arguta penna tagliente di MARCO TRAVAGLIO che oggi su il Fatto Quotidiano gli dedica un esilarante fondo dal titolo "L'allergia all'ossigeno". Leggetevelo tutto d'un fiato e buon pro vi faccia.

Ma allora ditelo che ce l'avete con lui. Sta a vedere che un pover'ometto a 76 anni suonati non può nemmeno ricoverarsi in clinica dopo essersi visitato e diagnosticato una congiuntivite incurabile, senza essere disturbato dal solite camice rosso inviato dalla solita toga rossa. Per forza che poi il medico, comunista o forse grillino, l'ha trovato in ottima salute: non essendo un suo dipendente, ha una visione distorta (sovietica o populista) della medicina. Avrebbe dovuto fare come i colleghi del San Raffaele che lo visitano approfonditamente domandandogli "Presidente, come si sente? Dica 33", poi scrivono sul referto "Il Presidente è morente: ha detto 32, tanto il falso in bilancio è depenalizzato". Invece ha preteso addirittura di guardarlo negli occhi, o in quel che ne resta dopo l'ennesimo cedimento strutturale di tiranti e botulini. Cose che accadono quando il Cainano viene giudicato da qualcuno che si permette di non essere stipendiato da lui. Bei tempi quando lo processavano giudici retribuiti da Previti e lo trovavano sempre innocente, lo ispezionavano finanzieri mazzettati da Sciascia e gli trovavano sempre i bilanci in ordine, lo intervistavano giornalisti suoi dipendenti e lo scambiavano per uno statista, lo intrattenevano ragazze foraggiate dal ragionier Spinelli e magnificavano la sua possente virilità, lo controllavano oppositori pagati da lui e gli votavano a favore, lo confessavano preti finanziati da lui e lo volevano santo subito. Ieri non c'è stato il tempo per il solito bonifico o regalino, e subito il medico boccassino gli ha dato del malato immaginario. Era già accaduto al ministro De Lorenzo, apparso emaciato e agonizzante al Tg1 nel suo letto di dolore, la barba lunga, il corpicino esangue appeso a cannule, flebo e pappagalli, amorevolmente assistito da Bruno Vespa pochi giorni prima della resurrezione al ristorante "I due ladroni". E anche a Sgarbi, condannato per truffa allo Stato perchè esibiva falsi certificati sulla sua inabilità al lavoro a causa di patologie rarissime: "cimurro" (specialità dei cani), "attacchi di starnuti" e "allergia al matrimonio" (solo in orario d'ufficio). Ma quelli almeno erano lampi di genio, degni di Molière o di Woody Allen ("la peste bubbonica... l'allergia all'ossigeno..."). B. invece pretendeva di rinviare   sine die processi e soprattutto sentenze con una scusa (la congiuntivite) che non avrebbe retto neppure alle vecchie visite di leva, quando i giovani renitenti ingoiavano un sigaro per procurarsi il febbrone da cavallo. Infatti non ha funzionato. E dire che la libera stampa si era bevuta i referti dei medici di corte e lo descriveva come la cieca di Sorrento, un malato terminale di "uveite" inchiodato al letto di dolore, brancolante a tentoni in una stanza buia, unico conforto al capezzale la fidanzatina Francesca vestita da infermiera. Corriere: "L'ex presidente sotto 'assedio' in una camera buia... Dosi massicce di antinfiammatori e antidolorifici... disturbi della vista, fastidio della luce e lacrimazione... un male diventato insopportabile", "debilitato fisicamente" anche per l'"assillo del problema della governabilità del Paese e del rischio di derive populiste". Pur con un fil di voce, l'illustre infermo dichiarava a Libero: "Non c'è pietà, mi vogliono morto, saranno soddisfatti solo quando sarò al cimitero". La Stampa raccoglieva lo strazio del dott. Zangrillo ("Nessun incontro per evitare brutte notizie") e delle badanti Bergamini-Mussolini-Santanchè ("gli Ingroia sparsi nelle Procure lo debilitano" e "vogliono ucciderlo"). Seguiva intervista all'oftalmologo: "L'uveite è un'infezione comune" che porta in ospedale solo "in rarissimi casi". Tipo alla vigilia delle sentenze. Il Giornale sosteneva che l'uveite è finaco "bilaterale" e il paziente "si è aggravato", ma la Boccassini "è convinta che di quell'uomo non ci si può fidare neppure se fosse moribondo". Mancava solo il prete per l'estrema unzione. Invece è arrivato il medico. Fiscale. Pure troppo.

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