tpi-back

mercoledì 30 settembre 2009

a vender casa alla Carfagna non ci si guadagna...


Questa notizia della casa acquistata a prezzo di favore dalla favorita del Cavaliere (sappiamo per quali qualità orali), l'ex soubrette Maria Rosaria Carfagna, riportata oggi in prima pagina da il Fatto Quotidiano (http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=NJ9F5), ha tutte le caratteristiche per innescare una nuova campagna di stampa da parte dei principali cultori della legalità e della trasparenza, vale a dire di Maurizio Belpietro e di Vittorio Feltri che, come sappiamo, sono stati tanto garantisti e tanto trasparenti quando dalle colonne dei loro rispettivi giornali ci hanno fatto sapere tutto, ma proprio tutto, delle case acquistate a prezzo di favore da Antonio Di Pietro e da Ezio Mauro. Lo scoop giornalistico di Marco Lillo è stato ripreso oggi anche da Roberto D'Agostino e dal suo Dagospia (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-9618.htm), il che sta a significare che anche l'occhialuto giornalista di gossip, molto temuto dai politici (cafonal e non), ultimamente non disdegna di attaccare e sbertucciare il mondo che ruota intorno alle inginocchiate ministre del Pifferaio di Arcore. Sono molto curioso di vedere come domani la stampa vicina al presidente del Consiglio tratterà questa vicenda della casa della Carfagna. Auspico anche un intervento autorevole del ministro Tremonti che potrà darci delucidazioni sulla parte strettamente fiscale (le tasse pagate e il reale valore dichiarato dell'immobile), onde evitare facili allusioni sui trattamenti di favore che servizievoli ministre possono ricavare nell'esercizio delle loro (graditissime da qualcuno) funzioni.

lunedì 28 settembre 2009

il solito (vergognoso) show del Pifferaio


Inutile e pleonastico ricordarlo: se si organizzano dei comizi, infingardamente denominate feste della libertà, se si invitano a partecipare frotte di plauditores, se si distribuiscono bandiere da sventolare anche senza un alito di vento, un motivo c'è. Ed è quello di preparare il terreno, lo zerbino, il tappeto all'utilizzatore finale della standing ovation (scena melensa e disgustosa ma pur sempre di gente che si alza in piedi si tratta) che si eccita alla sola vista di tutte quelle signore con la chioma argentea fresca di parrucchiere che a volte stimolano i recettori sessuali molto di più di ministre e minorenni partenopee. Quello a cui si è assistito ieri è semplicemente disgustoso, rivoltante (http://www.youtube.com/watch?v=10LQt1fn0lI) ed è tipico del modo di comunicare del Pifferaio di Arcore: mistificare la realtà dei fatti, capovolgere tutto ciò che potrebbe mediaticamente nuocergli e renderlo utile al suo vigliacco modo di infinocchiare i suoi plauditores (che poi, in definitiva, sono gli stessi che quando tornano a casa guardano il TG di Fede). Al termine del suo immondo comizio-show il menzognero di Arcore ha anche avuto il coraggio di dire che il suo governo ha introdotto una nuova moralità. Sapete quale? No, non quella di non frequentare escort e minorenni (se ne guarderebbe bene dal farlo...) ma semplicemente quella di mantenere gli impegni elettorali e di realizzare tutto ciò che avevano promesso. Andatevi a rileggere questo mio post dello scorso anno (http://tpi-back.blogspot.com/2008/05/le-promesse-del-cavaliere.html) e controllate se è vero. Silvio, vergognati! vergognati! vergognati! (l'ha detto lui tre volte ieri a Milano, lo posso dire anch'io...)

Gelmini, quando l'allieva supera il maestro


E' da tempo che non frequento aule scolastiche e rimpiango quegli anni splendidi dal sapore vero di amicizia e complicità, ideali politici e primi amori che purtroppo non ritorneranno più. E mi vengono i brividi al solo pensiero di dover entrare oggi in una qualsiasi scuola o università pensando a chi rappresenta la sua istituzione più alta, il ministro Maria Stella Gelmini. Vedendola l'altro giorno nella manifestazione di apertura dell'anno scolastico al Quirinale, ma soprattutto sentendola stamattina, a Mattino Cinque, ospite della televisione del suo maestro (il Biscione di Arcore) disquisire e ripetere la solita filastrocca del tutto va bene madama la marchesa mi ha fatto proprio andare in bagno. Ad eccezione delle parole pronunciate l'altro giorno dal Presidente Napolitano (che hanno richiamato chi rappresenta le istituzioni a dare il buon esempio ai ragazzi e alle ragazze e a non offendere il decoro del Paese), tutto il resto è stato in completa disarmonia con il titolo della canzone "Sincerità" proposta da Arisa. Ovviamente mi riferisco al discorso fatto dalla Gelmini che, circondata da bambine e bambini, ha candidamente snocciolato una serie incredibile di menzogne. Ha parlato di rilancio della qualità della scuola, ma nei fatti ne ha distrutto l'impianto pedagogico privandola di tempo e ritornando al maestro unico (modello sonoramente sconfitto dalle iscrizioni in massa al tempo pieno); ha parlato di integrazione delle alunne e degli alunni stranieri mentre ne fissa il tetto massimo (30%) di presenza in ciascuna scuola, mettendo in atto una vera e propria deportazione e non abbandonando la possibilità di istituire classi differenziali per chi non conosce l'italiano; afferma che nella scuola deve essere garantita una possibilità a tutte ed a tutti, premia le eccellenze, spinge sulla meritocrazia (altra cosa è il merito) e tiene aperta la strada alla chiusura delle scuole nei piccoli centri e nei comuni di montagna; dice che bisogna tener conto delle alunne e degli alunni con disabilità e taglia i posti sul sostegno ed azzera le compresenze; si illumina quando parla dell'insegnamento della Costituzione e ruba i soldi alle scuole dello Stato regalandoli alle private e alle paritarie. Parla di investimenti per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e stanzia pochi spiccioli ed aumenta sconsideratamente il numero di alunni per classe. E' di qualche giorno fa la notizia di un ragazzo di Benevento, frequentante un istituto alberghiero, che si è sentito male perché sofferente di asma e stipato in una classe con 39 alunni. Parla del 150° anno dell'Unità d'Italia ed intanto regionalizza l'istruzione ed il governo di cui fa parte realizza il federalismo. E non si degna di spendere una parola sul più grande licenziamento di massa mai avvenuto in Italia: 150mila lavoratrici e lavoratori espulsi definitivamente dalla scuola in tre anni. Una serie infinita di menzogne tra gli applausi, neanche troppo convinti, di una platea addomesticata. Ma tanto, in definitiva, con un maestro come Berlusconi cosa si può pretendere di più e di meglio? In questo caso credo ci siano le premesse affinchè l'allieva Gelmini superi il maestro di Arcore.

domenica 27 settembre 2009

la Santanchè è ancora ko


Secondo me la Daniela Santanchè, dopo il pugno ricevuto qualche giorno fa su quel nasino tutto bellino che si ritrova, deve essere ancora sotto l'effetto del knock out (spero non sotto effetto di sostanze psicotrope) se quest'oggi scende in campo dalle pagine del suo amico Vittorio Feltri per incitare tutti a non pagare il canone della RAI dopo gli strascichi polemici di Annozero. Il suo articolo (se così si può chiamare) inizia con una bella figuraccia, quando retrodata la vignetta di Vauro sulle cubature cimiteriali a più di un anno fa (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385899), non ricordando che il terremoto in Abruzzo è di poco meno di sei mesi fa. Il secondo segnale che ci fa capire il perdurare dell'impasse mentale della botulinata signora con aspirazioni politiche è quello in cui lo scritto evoca "...la manipolazione e la falsificazione sistematica dei fatti" ed io, molto ingenuamente, credevo si riferisse al TG1 del solerte Augusto "Minchio" Minzolini. Macchè, lei stava proprio stigmatizzando le nuove vignette di Vauro giovedì scorso alla fine della tasmissione di Santoro. Comunque, in buona sostanza, vignette o burqa pari sono per la ex moglie del mago del bisturi per l'estetica. L'importante è che si parli sempre e solo di lei, delle sue lotte parafemministe (o paracule e basta) e della sua voglia di apparire. Magari in qualche programmino di Mediaset. E magari proprio di domenica, accanto alla sua amica del cuore Barbara D'Urso. Allora sì che ci verrà voglia (e senza bisogno di appelli editoriali) di spegnere la tv e di non pagare nemmeno più l'abbonamento a Mediaset premium!

sabato 26 settembre 2009

a Vittorio Feltri gli rode, eccome se gli rode!


Ha mandato in avanscoperta editoriale il suo cagnaccio di fiducia (il super inquisito agente Betulla) Renato Farina, che ieri mattina ha cercato di parare i colpi con un fondo che non si sa se fa più piangere o ridere (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=176692). Ha trascorso sicuramente la notte in bianco smoccolando e vomitando contro Santoro, Travaglio e Facci (e pure contro Formigli, che gli aveva fatto l'intervista sbertucciante). Ha mandato giù una dose massiccia di Maalox cercando di dare un pò di sollievo al suo stomaco lacerato dal classico travaso di bile. Poi ha dettato ad un suo sottoposto (è risaputo che non sa usare il computer) il pezzo velenoso contro la trasmissione che lo ha messo alla berlina e contro il suo odiato conduttore. E stamani lo ha dato alle stampe (http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=NHZV9) sperando di risalire la china scrivendo fesserie ad uso e consumo degli italiani che l'altra sera non si erano sintonizzati su RaiDue (escludendo quindi i 5 milioni e mezzo che lo hanno puntualmente fatto). Gli deve proprio rodere (e tanto) a Vittorio Feltri dopo la figura di emme cui l'ha costretto Corrado Formigli (ex SKY) nel corso dell'intervista mandata in onda da Michele Santoro. Feltri è sempre stato abituato a salamelecchi e piaggerie da parte di chi, in passato, lo ha invitato in sue trasmissioni (si chiamino Mentana o Vespa, Vinci o Fede poco importa); lui dettava le condizioni su come e cosa dire, lui regolava il tono e il modo del suo intervento senza possibilità alcuna di contraddittorio o di velata replica fastidiosa. Così invece non è stato l'altra sera con Formigli: l'essere stato incalzato e messo all'angolo dal giornalista di Annozero gli ha fatto salire la pressione arteriosa a livelli da chiamata urgente del 118. Le vene del collo si ingrossavano, le pupille si dilatavano (sebbene filtrate dagli occhiali) e la salivazione si azzerava. La voce si induriva e aumentava inesorabilmente di decibel e per la prima volta (vistosi scoperto come il bambino con le dita nel barattolo di cioccolata) perdeva il suo consueto anglosassone aplomb, tratto caratteristico dei suoi precedenti interventi televisivi. Da tutto ciò si evince in modo netto che quando l'intervista non è nè concordata nè posata, difficilmente si riesce a trattenere il vero volto della propria personalità e dell'aggressività a stento riposta. Se poi lo si prende in castagna con il famoso dossier Boffo, allora apriti cielo. E adesso non mi è difficile pronosticare una reazione rancorosa dell'occhialuto bergamasco nei confronti del salernitano (Santoro), magari a colpi di prime pagine de il Giornale con tanto di registrazioni audio e video dell'incontro tra la Granbassi e Michele in ambito non propriamente schermistico. Scommettiamo?

ego te absolvo


Finalmente c'è riuscito. Dopo inenarrabili vicissitudini, a seguito di reiterate vie crucis con relativa scorta di G-men, sfiancando fino allo stremo delle forze il suo valletto personale (Gianni Letta) per ottenere udienza, il peccatore di Arcore ha avuto stamani la possibilità di incontrare Papa Benedetto XVI in una saletta riservata dell'aereoporto di Ciampino a Roma (http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-30/berlusconi-papa/berlusconi-papa.html), per chiedere finalmente l'assoluzione urbi et orbi. Il Pontefice, invero alquanto infastidito per il ritardo della sua partenza per Praga, ha fatto con magnanimità il gesto con la mano destro tipico del perdono (sembrava in verità più l'inizio di un manrovescio...) accompagnandolo con la classica carezza sul capo chino del contrito e laido premier, forse più per assicurarsi che il trapianto tricologico continui a dare i suoi frutti che non per altro. Anche Letta si è confessato, rassicurando però il Papa sul fatto di non aver mai partecipato a mènage à trois. Fonti molto vicine al Vaticano rivelano che (per ottenere il perdono papale) il presidente del Consiglio dovrà recitare ogni sera, nella cappella privata di Arcore, il rosario in compagnia di Bondi e Calderoli, genuflettersi sui ceci (non lessati) in una serie di 15 ripetizioni, usare il cilicio in compagnia di Bossi e infine leggere le lettere di San Paolo ai Corinzi mentre Letta le ripete a mò di mimo. Voci non controllate affermano che Berlusconi, seppur a malincuore, abbia accettato il tutto purchè sia presente sempre e comunque Daniele Capezzone. In secula seculorum. Amen.

venerdì 25 settembre 2009

Annozero & il ministro rompicoglioni


Ha perfettamente ragione Curzio Maltese nel suo solito sagace editoriale di oggi su la Repubblica dedicato alla prima puntata di Annozero (http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/rai4/maltese-annozero/maltese-annozero.html): "Se la RAI fosse un'azienda appena decente, i dirigenti dovrebbero complimentarsi con Santoro, firmare subito i contratti in sospeso, e ringraziare le redazioni di Annozero e degli altri pochi programmi che ancora danno un senso all'espressione SERVIZIO PUBBLICO e quindi anche ai loro lauti stipendi". E non solo. Io aggiungerei che anche i politici dovrebbero fare la stessa cosa (nel senso di complimentarsi non di firmare i contratti in sospeso). E non mi riferisco solo ai politici (pochi) che hanno in simpatia Michele Santoro, ma soprattutto a quelli (e sono tanti) che non lo possono proprio vedere. Purtroppo il dna di certi uomini della politica che frequentano il presidente del Consiglio non permette tutto ciò, anzi loro (a turno) si dilettano e si divertono nel ruolo di censori, di critici televisivi con licenza di rimozione forzata per il programma indigesto di turno. Capitò con l'illustre Sandro Bondi che definì la trasmissione su RaiTre di Enrico Bertolino un'emerita cagata, capita oggi con l'altrettanto esimio ministro Claudio Scajola (sì, proprio lui che definì un rompicoglioni la buonanima di Marco Biagi) che interviene sulla trasmissione di Santoro con la sua riconosciuta e forbita qualità intellettuale di critico televisivo mascherato da ministro dello Sviluppo Economico. Il suo sproloquio (http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/rai4/ascolti-annozero/ascolti-annozero.html) fa da cassa di risonanza alle brutte figure fatte dalla pletora di lecchini berlusconiani presenti in studio (in diretta e in registrata), vale a dire i Bocchino, i Feltri e i Belpietro che non hanno la misura del ridicolo nè tantomeno della vergogna: basta rivedere l'intera puntata di ieri sera per rendersene conto (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0f3afed4-5ebe-4309-bbe4-4282567ec3ab.html?p=0). Meno male che l'intossicazione da stupidità dei tre loschi figuri viene attenuata dalla presenza e dagli interventi sensati dei Travaglio, dei Franceschini e dei Mentana, oltre che dalla De Gregorio e dalle strepitose vignette finali di Vauro. Comunque, a rigor di logica, dopo le uscite di Bondi e di Scaloja attendo fiducioso il verdetto da critico musicale del ministro Calderoli che, a proposito di X Factor, magari ci dirà che al posto della Mara Maionchi ci avrebbe visto meglio una sua cugina che cantava nel coro della chiesa di Ponte di Legno prima che Bossi l'assumesse come juke-box personale.

giovedì 24 settembre 2009

come mistificare una notizia


L'informazione è bella perchè è varia. Lo è meno quando viene mistificata. Prendete una notizia, annunciata in una conferenza stampa (http://www.radioradicale.it/scheda/287541), fatela vostra. Ora, prendete due giornali a caso (QN e Libero) e leggete come riportano la notizia: il primo quotidiano (di proprietà della famiglia Monti Riffeser) la dà così (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=176304), il secondo famigerato quotidiano diretto dal lecchino Belpietro la dà in questo modo (http://rassegna.governo.it/rs_pdf/pdf/NH7/NH7PR.pdf), con tanto di intervista alla Gelmini a cura di una sconosciuta Caterina Maniaci che, già dal cognome che porta, deve appartenere ad una famiglia di maniaci berlusconiani. Avete letto le due testate giornalistiche? Avete capito com'è facile mistificare una notizia colorandola spudoratamente di militanza politica con la plateale avversione nei confronti del nemico di sinistra? Facile no? E poi c'è ancora chi spende ogni giorno (meno male che il lunedì si riposa...) 1 euro e 20 centesimi per abbeverarsi alla fonte non inquinata della verità. Complimenti a lor signori.

mercoledì 23 settembre 2009

c'è fame di informazione (quella vera)


Non ci vuole molto a capire che in Italia abbonda la fame, quella dell'informazione non taroccata, non di regime, deberlusconizzata. Una riprova? Il fatto che questa mattina non sono riuscito a trovare in edicola una copia (nemmeno una fotocopia) de il Fatto Quotidiano, la nuova scommessa editoriale dell'accoppiata Antonio Padellaro-Marco Travaglio. Va bene che per ragioni di ottimizzazione (e risparmio) della distribuzione sono state consegnate alle edicole un numero contingentato di copie, va bene che ci sarà stata la legittima curiosità di lettura dei cosiddetti lettori infiltrati (quelli che pendono dalle labbra del Pifferaio di Arcore ma che hanno anche voglia di sentire l'altra campana) accorsi all'alba davanti ai fortunati chioschi di Roma e Milano per accaparrarsi la prima copia. Va bene tutto, ma questa famelica e bulimica voglia di leggere il nuovo giornale antiberlusconiano denota indubitalmente quanto gli italiani (ancora proprietari del loro cervello e della loro anima) siano a corto di libertà d'informazione, o meglio quella che hanno è senza dubbio insufficiente. Certo, esistono delle enclavi editoriali che perlomeno hanno eretto dei sacchetti di sabbia a difesa del loro fortino di libera informazione assalito dai cosacchi liberticidi della stampa dei berluscones; ci sono anche realtà di opinione formate da tutte quelle persone che scrivono in Rete e riescono a far giungere la loro enfasi di spirito libero nell'informare con trasparenza ed imparzialità, ma da oggi (ne sono sicuro) si è aggiunto un organo realmente libero e obiettivo, non fazioso, non schierato se non a difesa della pluralità dell'informazione. E questo credo che sia un Fatto (Quotidiano) innegabile e garantito. Auguri alla nuova voce così piena di emancipazione della libertà. Post Scriptum: per chi non l'avesse fatto, consiglio di leggere l'editoriale di Antonio Padellaro (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=176209). Che ne dite? Molto diverso rispetto agli editoriali dei paladini della libertà d'informazione Belpietro e Feltri scritti nel loro primo giorno d'insediamento. O no?

martedì 22 settembre 2009

MAURIZIO BELPIETRO, l'ennesimo lecchino berlusconiano


Avere a disposizione la poltrona da direttore di un quotidiano è pur sempre sinonimo di potere. Quando poi questo potere lo si usa per mistificare e per attaccare il nemico del proprio padrone, allora entra in gioco non già le proprie caratteristiche professionali e umane ma solamente il proprio personale e innato leccaculismo. E quando si parla di Maurizio Belpietro non si fa fatica a crederlo e a testimoniarlo. L'ultima perla della sua devozione per colui che gli permette di mettere insieme ancora il pranzo con la cena (senza per forza essere invitato al desco di Arcore) è rappresentata dalla sua ultima uscita giornalistica con il pezzo in prima pagina stamani su Libero (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=175905). Se un lettore si limitasse alla sola lettura del pezzo di Belpietro si farebbe senz'altro l'idea che uno stimato professore di scienze politiche dell'Università di Padova (Fabrizio Tonello) e un leader di un partito politico (Antonio Di Pietro) siano senza dubbio i maggiori cospiratori di un'Italia di èlite, per dirla alla Brunetta, pronti a far cadere il Dominus di Arcore che tanto bene ha fatto e continua a fare per la nostra nazione. Ora io voglio dire una cosa: perchè Belpietro sceglie di aprire il suo insulso editoriale citando un fantomatico fax speditogli da un suo illustre e devoto lettore (tale Giangaleazzo Ciani, che solo dal nome e cognome è tutto un programma...) per mettere alla gogna un articolo del professore di Padova scritto per il prestigioso quotidiano francese Le Monde (che sia prestigioso non lo dico io, lo dice la storia dell'editoria internazionale) in data 13 settembre con il quale si analizza la situazione italiana ai tempi del berlusconismo mettendola in parallelo con quella che sarebbe stata in Francia in caso di omologo tycoon televisivo con relativo spoporzionato potere politico? Belpietro lo fa perchè sa che tanto i suoi lettori appecoronati mai e poi mai andranno a verificare se quello che dice e scrive è vero o giusto. Lo sa a tal punto che non allega nessun estratto dall'articolo di Tonello occupandosi semplicemente di distrarre l'attenzione (o presunta tale) del suo lettore parlando di un attacco al suo padre padrone addirittura da parte dell'Europa tutta e mettendo in croce, come suo solito, il più accanito nemico del Pifferaio di Arcore, Di Pietro. Ma l'opera di lecchinaggio del bresciano dalla canuta chioma non potrà dare gli sperati frutti perchè il sottoscritto porta alla conoscenza diretta di chi ama la verità il contenuto integrale (seppur tradotto dal francese con qualche imperfezione) dell'articolo di Tonello: http://www.psbergamo.it/upload/all/File/Le%20Monde%2013%20settembre%202009.pdf. Caro Belpietro, asciugati la lingua biforcuta così piena di enzimi e parassiti (che portano nocumento non solo a te) e torna con la coda in mezzo alle gambe dal tuo padrone e signore. Dagli magari una bella slinguazzata. Così, tanto per fargli capire che gli sarai sempre devoto e riconoscente per averti dato la possibilità di mettere ancora insieme il pranzo con la cena. Senza dover ricorrere ad un lavoro precario.

domenica 20 settembre 2009

ma và a morì ammazzato tu


Il titolo del post è leggermente forte ma è l'unico, a mio avviso, idoneo per rispondere a quanto detto da Brunetta ieri a Cortina (http://tv.repubblica.it/copertina/gli-insulti-di-brunetta/37039?video) ad uno dei tanti inutili convegni del Popolo della Libertà. Ascoltare inorriditi quanto usciva dalla bocca (troppo grande rispetto alla statura del ministro) piena di melma livorosa del rappresentante bonsai del governo berlusconiano è stato, per molti italiani, di gran lunga più svilente che assistere alle menate leghiste di quell'altro mentecatto di Bossi e della sua truppa di smidollati in camicia verde. Ha perfettamente ragione l'editorialista de la Repubblica, l'ottimo Francesco Merlo, quando afferma che Brunetta dovrebbe essere studiato, e anche a fondo, dagli strizzacervelli (http://tv.repubblica.it/copertina/materia-da-psicanalisi/37037?video). Un caso evidente di misantropia nei confronti dell'intera sinistra e di coloro che editorialmente la supportano; un modo sguaiato e francamente vergognoso di attaccare ancora una volta chi non è inquadrato e coperto nelle fila del Pifferaio di Arcore, di chi ancora si ostina a criticare il Grande Capo incline alla sodomia e al prossenetismo e che addirittura cerca di sovvertire le istituzioni con un non meglio precisato colpo di Stato. Insomma una valanga di farneticazioni, di vaneggiamenti, di sproloqui, di follie fonetiche e di pazzie verbali che consegnano alla storia (barbarica) italiana una sorta di uomo, concentrato e sottovuoto, formato da odio classista e intellettuale oltre che da insensata acrimonia nei confronti dei diversi. Da lui.

venerdì 18 settembre 2009

che senso ha restare?


La carneficina di ieri mattina a Kabul ha ovviamente lacerato l'anima e il cuore di tutti gli italiani, non soltanto di chi purtroppo è stato toccato in prima persona in qualità di familiare dei sei ragazzi caduti. Anche per chi non è stato mai sfiorato dalla dinamica della vita militare o per chi non conosce le motivazioni che spingono molti giovani a sfidare la morte nei luoghi di guerra, arruolandosi in nome della bandiera e della patria (qualcuno, diciamolo, anche in nome del vil denaro), le immagini strazianti dei corpi dei parà italiani pietosamente ricoperti dai teli blu provocano lancinanti sensazioni di dolore e di rabbia. Dolore ovviamente per la perdita di vite umane, associato a quello ben più lacerante di chi perde un figlio, un marito, un fidanzato. Rabbia per l'assurdità che missioni eufemisticamente chiamate di pace si rivelino in realtà tragici teatri di combattimenti, attentati, bombe e quant'altro, sinonimo di guerra e di crudeltà, di infinito dolore e di inutile sacrificio in nome non si sa di cosa se non di vacue e insignificanti parole di doverosi accordi internazionali e di impegni presi da chi non rappresenta senz'altro il pensiero e l'animo dei genitori di quei poveri ragazzi. Oggi quasi tutti si interrogano sulla possibilità di lasciare, almeno in parte, quella maledetta striscia di terra insanguinata e di riportare a casa centinaia di ragazzi che rischiano ogni giorno di fare la stessa fine dei sei militari morti ieri mattina. I politici anche in questo caso trovano il modo di scontrarsi e di polemizzare, in nome dell'impegno nei confronti degli USA e dell'ONU preso di comune accordo per far sì che la democrazia possa ritornare in Afghanistan, ben sapendo che questa è una pura utopìa. Qualcuno ragiona da militare, da uomo con le stellette e si sa che la riflessione fatta da chi ha scelto scientemente di servire sempre e comunque la patria è molto diversa da chi, come me, non capisce quali altri motivi potrebbero ancora trattenere quegli uomini dal farli rientrare in Italia. A volte non basta cercare di dare un senso ad una scelta di vita, sia essa impregnata di patriottismo o di coraggioso impegno umano e politico nei confronti delle altre nazioni impegnate nella stessa scelta; a volte basta guardare negli occhi il riflesso tragico della morte che strappa via la vita a quelle persone che fino al giorno prima sentivano al telefono, o leggevano tramite Internet, i pensieri e le speranze dei loro cari desiderosi di tornare a casa e chiudere il capitolo di una tragica parentesi dedicata alla guerra stoltamente chiamata pace. Quella pace che adesso accompagnerà in eterno il riposo dei sei ragazzi tragicamente scomparsi ieri.

giovedì 17 settembre 2009

Curzio Maltese è tornato (e meno male)


Non lo faccio spesso ma oggi mi sento di incensare (seppur non ce ne sia bisogno) un giornalista che ammiro e che seguo sempre, dedicandogli il titolo di questo mio modesto post. Curzio Maltese si era preso, credo giustamente, un periodo di vacanza lasciando all'asciutto le aspettative dei suoi affezionati lettori. Uno dei suoi ultimi interventi sulle colonne de la Repubblica aveva anche provocato mugugni e critiche a causa di una sua intervista a Debora Serracchiani (http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/partito-democratico-29/parla-debora/parla-debora.html). Poi la lunga pausa, fino allo splendido filotto di editoriali inanellato in questi ultimi tre giorni: http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/rai-3/maltese-15set/maltese-15set.html, http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/sisma-aquila-13/stampa-berlusconi-vespa/stampa-berlusconi-vespa.html e http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/sisma-aquila-13/sisma-floptv-berlusconi/sisma-floptv-berlusconi.html. Debbo confessare che proprio l'editoriale di oggi è stato per me illuminante per capire gli effetti devastanti seguiti allo show bulgaro del presidente del Consiglio nel salotto del viscido insetto. Non avendo deliberatamente seguito il proclama stile reti unificate del Pifferaio di Arcore (dandone conto in un mio commento, il numero 48, lasciato su un blog che ultimamente sto seguendo e precisamente http://www.littlemarystreet.com/2009/09/porta-a-porta-scatta-lo-sciopero-dellaudience.html) mi sono affidato stamane al caustico riepilogo del giornalista di Repubblica che evidenzia il clamoroso flop di ascolto e di gradimento riguardante proprio colui che della comunicazione e del potere televisivo ha fatto la sua ragione di vita. Non c'erano dubbi: come già successe ai primi di maggio (quando il premier scelse Vespa per dire la sua sul caso Noemi e poi non disse niente al di fuori delle oramai conosciute menzogne) l'allestimento scenografico organizzato da colui che Maltese etichetta come notaio di Silvio è stato ancora una volta esemplare. Pubblico plaudente a comando, giornalisti figuranti depauperati della volontà di porre domande scomode (anzi di non porle affatto), primi piani sul presidente del Consiglio intento a leggere e a snocciolare i soliti dati gonfiati sui miracoli da lui compiuti, ennesimo autoincoronazione di miglior statista della Storia (De Gasperi relegato nel limbo dei sottosegretari) e altre nefandezze dal solito spessore berlusconiano cui Vespa si è ben guardato di metter bocca, se non per avallare con il consueto e rinomato lecchinaggio che oramai rappresenta il suo marchio di fabbrica. In conclusione ringrazio Curzio Maltese (e spero che altri lettori facciano altrettanto) per avermi regalato in questi ultimi tre giorni sorrisi e riflessioni generati dalla sua scrittura così tagliente e generosamente sarcastica, ideale per addolcire in parte l'amaro che lo strapotere berlusconiano sta sempre più inoculando nei nostri terminali sensoriali giunti oramai allo stremo delle forze. Bentornato Curzio!

martedì 15 settembre 2009

il nuovo Padrino della televisione


C'è da restare a bocca aperta. E magari iniziare a tremare per la paura. A Roma, nella zona limitrofa alla cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, esattamente nel viale alberato intitolato a Giuseppe Mazzini, si aggira (anzi è di casa, stanziale, permanente effettivo) il nuovo ras della televisione italiana. Il gessato credo lo abbia nel suo guardaroba, il cappello Borsalino anche, per quanto riguarda il sigaro non ci sono problemi: c'è proprio il tabaccaio lì accanto. Insomma, il nuovo padrino della tv (che ha scippato il titolo a Sua Emittenza) è da ieri, inevitabilmente, l'aquilano meno terremotato degli ultimi 150 anni: Bruno Vespa che, dalla famosa scrivania in ciliegio del 2001 usata per il suo padrone, è passato alla poltrona in pelle umana con intarsi in ceramica, costituiti dalle arcate dentarie sottratte ai tanti giornalisti, oramai edentuli, che hanno invano cercato di fargli le scarpe in questi ultimi 150 anni. Proprio per far contento il suo padrone Vespa è stato senza ombra di dubbio il miglior lecchino professionista degli ultimi 150 anni (e, come dice Anna, il più viscido degli insetti: http://miskappa.blogspot.com/2009/09/il-viscido-insetto.html). E per superare il maestro in ingordigia di potere che ti combina l'aquilano? Fa piazza pulita della concorrenza, sbaraglia il possibile controcanto ostico all'incoronazione, platealmente mediatica, del suo datore di lavoro impegnato a consegnare le chiavi delle casette made in Croce Rossa, nella serata in prime time. Se ne frega dei palinsesti preventivamente stilati e rifila un bel calcio nel culo a Ballarò e a Matrix (certo, Alessio Vinci non ha gli attributi di un Enrico Mentana) imponendo la propria legge da Padrino indiscusso e riverito del palazzone di viale Mazzini a Roma. E guai a chi osa fiatare. Baciamo le mani.

lunedì 14 settembre 2009

la garrota televisiva (altro che bavaglio)


Alla lunga l'impressione che se ne ricava è quella di una continua asfissia mediatica, di una recrudescenza più che palpabile in merito alla volontà (da parte del padrone) di tappare per sempre la bocca all'informazione libera, coraggiosa, impavida: quella che non vuole uniformarsi al coro polifonico di tutti i prezzolati del sodomizzatore di Arcore. I primi segnali di questa stretta liberticida dell'informazione (una sorta di garrota rivisitata e corretta) li ho intercettati quando la direzione generale della RAI ha fatto sapere di non voler più garantire la copertura legale per il programma di Milena Gabanelli che dovrebbe ripartire (il condizionale è sempre più d'obbligo da quando il leghista Antonio Marano ha fatto carriera) domenica 11 ottobre (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/200909articoli/47144girata.asp). Altre sensazioni sgradevoli le ho avvertite da quando non ho più visto in tv il promo di Annozero (http://www.youtube.com/watch?v=JKPFK4ivPNk). Gli ultimi conati dolorosi, di questo voltastomaco televisivo bulgaro, mi hanno assalito ieri sera quando ho letto la notizia dello slittamento del programma di Giovanni Floris previsto per domani sera su RaiTre (http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/rai-3/ballaro-spostato/ballaro-spostato.html). Se tre indizi, secondo la normale giurisprudenza, costituiscono una prova non ci sono più dubbi: ci troviamo in un Paese che ha solo la parvenza di democratico, mentre tutti gli altri strumenti (a cominciare, appunto, dalla garrota televisiva) indicano perentoriamente che stiamo vivendo sotto dittatura. E credo che non si possa più parlare di dittatura dolce, anche se qualcuno ancora ci vuole indorare la pillola. Meno male che il buon Michele Santoro dà espliciti segnali di resistenza (http://tv.repubblica.it/copertina/niente-ballarò-c-è-vespa/36846?video) altrimenti toccherebbe ammainare subito la bandiera alquanto sgualcita della libertà d'informazione. E della libertà in generale. A proposito di Santoro, mi è capitato di rivedere (grazie al blog di Daniele Martinelli che è tra i miei preferiti) una bella intervista a Beatrice Borromeo (http://www.youtube.com/watch?v=XKPVCatNPgo&feature=PlayList&p=CA9B5F3A3DE4344F&playnext=1&playnext_from=PL&index=53) che me l'ha fatta conoscere sotto tutt'altro aspetto: la ragazza ha veramente le idee chiare e parla senza peli sulla lingua. Peccato non averla ancora nella trasmissione del giovedì sera.

sabato 12 settembre 2009

meno male che Fini c'è...


Non ho potuto fare altrimenti l'altro pomeriggio, dopo aver seguito in diretta tv su Rainews24 il discorso da Gubbio di Gianfranco Fini (http://www.youtube.com/watch?v=SplLH8StP9M). Alzarmi in piedi e tributargli un bell'applauso. Non certamente prolungato da standing ovation, ma sincero e sentito quanto basta. Fini è un professionista della politica, di quelli che mandano in bestia Berlusconi. L’intero discorso tenuto al Park Hotel de' Cappuccini della cittadina umbra, dall’incipit alle ultime parole, non era finalizzato ad aprire una discussione o a spostare un po’ l’asse del Popolo della Libertà ma (a mio avviso) a dichiarare aperta una crisi politica nella maggioranza di governo che potrà avere degli esiti per ora del tutto imprevedibili. In pochi minuti il presidente della Camera dei Deputati ha esplicitato la propria insoddisfazione (anzi, diciamola tutta: opposizione) rispetto al primo anno di attività di governo, su tutti i punti qualificanti compresi quelli economici e sociali (quindi non più solo immigrazione e bioetica). Nella triangolazione dei poteri ha scelto il campo di Napolitano, riconoscendo solo a lui una funzione di garanzia per il Paese. Ha denunciato l’inconsistenza del PdL come partito, paragonando la sua inesistente democrazia interna alle discussioni aperte nell’epopea di Alleanza Nazionale. Con il suo discorso Fini si è collocato in totale alternativa alla Lega e alla sua linea. E come se non bastasse (e credo sia la cosa più gravida di conseguenze) ha colpito il sodomizzatore di Arcore dove gli fa più male, dove è assolutamente proibito toccarlo se si vuole rimanere nel suo centrodestra. Che avete capito, no non lì ma sulle inchieste per le stragi di mafia. Fini è stato intenzionale, duro, perfino esagerato rispetto a ciò che si sa degli sviluppi giudiziari. Negare a Silvio la solidarietà nella guerra contro i magistrati è per il codice speciale del PdL un crimine imperdonabile. Fini questo non può non saperlo: dunque nel compiere un passo altrimenti evitabile ha annunciato, a chi è in grado di capire, la radicalità della rottura personale e politica con il Caimano. Altro che problemi di comunicazione. Casomai ci si può chiedere se il presidente della Camera non abbia voluto alzare il tiro in seguito al recente attacco da parte de il Giornale di Feltri che l’ha convinto di essere oramai finito nelle liste di proscrizione. Ci avviciniamo a grandi passi verso la fine dell’era berlusconiana. E siamo comunque a ridosso di una crisi di maggioranza che cambierà il segno della legislatura. E forse davvero la chiuderà con largo anticipo. E allora perchè non affermare: meno male che Fini c'è!

giovedì 10 settembre 2009

il migliore di tutti i tempi


Credo che il presidente del Consiglio si sia incredibilmente limitato nell'affermare di essere il miglior primo ministro che l'Italia abbia mai avuto da 150 anni a questa parte (http://tv.repubblica.it/dossier/10-domande/escort-berlusconi-all-attacco/36715?video=&pagefrom=1). Non so se per un moto di recondita pudicizia o per un rigurgito di amor proprio confortato dalla sua innata buona educazione e sobrietà nei modi e nei gesti, ma fermarsi davanti ai giornalisti italo spagnoli (nel corso del vertice con Zapatero a La Maddalena) ad un misero secolo e mezzo di storia piuttosto che partire, per esempio, dal marzo del 44 avanti Cristo (quando venne pugnalato Giulio Cesare) per conteggiare la sua grandeur mi sembra troppo riduttivo per uno del calibro storico e morale come Silvio Berlusconi. Il suo immenso spessore umano e caratteriale, la sua infinita magnanimità nei confronti di chiunque non la pensi come lui e soprattutto la sua specifica capacità di perdonare tutto e tutti lo fanno avvicinare (se non addirittura accomunare) a quel signore barbuto e dalla folta capigliatura che un pò di tempo fa finì inchiodato su di una croce. Insomma, a mio modesto avviso, questo pomeriggio l'inarrivabile Silvio ha perso l'occasione della sua vita per dire finalmente tutta la verità, nient'altro che la verità. E cioè che lui è davvero il migliore di tutti i tempi. Passati, presenti e futuri.

riflessioni (di una donna) sull'universo femminile


Oggi mi sono imbattuto casualmente in un sito di informazione locale che riportava tra le tante notizie quella di un'intervista ad un'autrice di un documentario dedicato alla mercificazione del corpo della donna in ambito prettamente televisivo. Una sorta di Videocracy al femminile, girato in modo casereccio ma performante, stile naif ma ficcante, con l'occhio incollato allo schermo televisivo e alla sua degenerazione che negli ultimi tempi (anche soprattutto per colpa delle tv commerciali) sta provocando il depauperamento della figura femminile e della sua relativa emancipazione tanto invocata ed anelata dal femminismo degli anni settanta. La voce narrante di questo ottimo documentario è quella di Lorella Zanardo (http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=94), cinquantenne multiforme imprenditrice e autrice che, purtroppo, non ha conosciuto il meritato rilievo della ribalta nazionale solo perchè non è rientrata nelle grazie del sodomizzatore di Arcore. Consiglio ai lettori del mio blog di prendersi una trentina di minuti di tempo e di guardarsi il documentario realizzato dalla Zanardo (http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=89), ne varrà proprio la pena. E se ne avete voglia leggetevi anche il suo pensiero tramite questa intervista (http://www.locchio.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=3369). Non credo sarà tempo sprecato. Alla faccia dell'harem berlusconiano (http://www.repubblica.it/popup/servizi/2009/escort/1.html).

mercoledì 9 settembre 2009

gli ultimi colpi di coda (di un premier finito)


Non ci sono più dubbi. Dopo l'attacco alla stampa indigesta, dopo le accuse ai cattocomunisti e soprattutto a seguito degli incubi notturni della scadenza del 6 ottobre, con la possibilità che sia cancellato lo scudo rappresentato dal lodo Alfano, l'ultimo colpo di coda (estremamente velenoso) del presidente del Consiglio trombatore è rappresentato dall'attacco (l'ennesimo) alle procure di Milano e di Palermo, colpevoli di lesa maestà solo perchè hanno ancora voglia di indagare sulle malefatte del Pifferaio di Arcore. Il Berlusconi furioso continua imperterrito a minacciare tutto e tutti ed è la classica risultanza di un uomo disperato e solo, giunto oramai al capolinea di una lunga e (solo per lui e per i suoi sgherri) luminosa carriera. Vederlo in tv mentre vomitava insulti contro tutta la stampa e nel contempo assestava colpi di maglio alla magistratura mi ha trasmesso la sensazione di trovarmi di fronte a un uomo che si sente braccato e che reagisce tentando di intimidere tutto l'universo a lui ostile. Vedendolo e sentendolo così livido e gonfio mi sono tornate alla mente le parole oramai quasi dimenticate di Veronica che, con grande dolore, puntava il dito contro gli pseudo amici che continuavano a eccitare suo marito che (essendo malato) avrebbe avuto invece bisogno di amorevoli cure e, possibilmente, di soggiorni coatti in cliniche disintossicanti (per la troppa topa).
Gli attacchi berlusconiani di questi ultimi giorni, anzi ore, potrebbero apparire deliri di un uomo ferito ma forse (questa almeno è la mia modesta interpretazione) sono solo il frutto di un lucido disegno che tende a spostare altrove l’attenzione collettiva; le urla e le minacce di queste ore hanno la funzione di una sorta di bombardamento preventivo, quello che deve indebolire il nemico, seminare il caos, preparare il terreno al colpo finale che sarà rappresentato, per usare le parole del presidente della Camera, da una vera e propria campagna di killeraggio politico contro gli organismi costituzionali ed istituzionali. Pensandoci bene a rivelare questo piano (e a renderlo ancora più esplicito) è stato qualche tempo fa Gasparri, sempre più distante da Fini e sempre più vicino al Pifferaio, il quale ha sostanzialmente anticipato che se e quando la Corte Costituzionale dovesse mai decidere (il prossimo 6 ottobre) di colpire anche solo in parte il famigerato lodo Alfano, si troverà pur sempre "...un Ghedini o un Ghedone che si inventerà il cavillo necessario". Più chiari di così! In altre parole la vera ossessione del premier strappamutande è rappresentata dalla prossima decisione della Corte e dalla possibilità di dover comparire in un aula di tribunale per rispondere alle domande dei giudici sullo scottante caso Mills. Chi meglio di Berlusconi può sapere quanto insidiosi potrebbero rivelarsi quei quesiti rispetto alle dieci domande che la Repubblica continua a rivolgergli invano? Il bombardamento preventivo di natura politica e mediatica, predisposto dalle truppe cammellate berlusconiane, si propone in buona sostanza di minacciare la Corte, di indurla a prendere tempo, di condizionare le scelte e comunque, ove la decisione ci sarà, dovrà essere bollata come una sentenza emessa da toghe rosse. Quelle toghe rosse (sembra il titolo di un film) che vogliono mettere in galera un uomo buono e giusto. E magari anche onesto. Sembra di assistere davvero al finale del film il Caimano di Nanni Moretti, quando il condannato, fingendosi martire, chiama il popolo alla rivolta contro i giudici e contro la Costituzione. Ritengo quindi che sarebbe rischioso catalogare gli sfoghi berlusconiani solo e soltanto spacconate, fanfaronate o, al limite, minacce mediatiche destinate a sgonfiarsi subito dopo lo spegnimento delle luci della ribalta. Con questi ultimi colpi di coda il Caimano ferito si sta preparando allo scontro finale e lo farà ricorrendo a tutti i mezzi possibili (più o meno leciti), pronto a travolgere anche i garanti della Costituzione. Magari con un attacco diretto ed esplicito al ruolo e alla funzione del Presidente della Repubblica. Prepariamoci a fronteggiarlo questo attacco. Ne va della libertà e della democrazia del nostro Paese. E facciamoci sentire il 19 settembre a Roma, a piazza del Popolo.

martedì 8 settembre 2009

addio mister Allegria (gentiluomo della tv)


Anche il sottoscritto, cresciuto come tanti a pane e Rischiatutto, è rimasto profondamente colpito dalla notizia della morte di Mike Bongiorno. In queste ore tutte le televisioni, tutti i protagonisti del piccolo schermo stanno versando (giustamente) fiumi di parole e di ricordi, di lacrime e di rimpianti, di elogi e di aneddoti. Io, da parte mia, non voglio nè aggiungere nè togliere nulla a tutto ciò. Voglio soltanto dedicare con questo piccolo post un commosso ricordo di Mike riproponendo la puntata del maggio scorso in cui era ospite di Fabio Fazio a Chetempochefa (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-89ab3509-0f01-4661-9e9b-1d713ff7ce92.html) e quella del 28 novembre 2007 di Porta a Porta (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-bbf9ec9f-6097-4abb-acbd-120d0e2d9281.html). Addio Mike.

lo specialista delle bufale


Non gli bastava aver fatto fuori il direttore di Avvenire. Ora punta molto più in alto. Il suo cannone ripieno di letame giornalistico lo ha puntato addirittura contro la terza carica dello Stato. Quello che il compianto Indro Montanelli definiva come una sorta di figlio drogato ha smesso di assumere il metadone e spara a zero contro Gianfranco Fini. La prima pagina di ieri de il Giornale (indegnamente diretto da Vittorio "Bufala" Feltri) ha partorito l'ennesimo e infamante attacco contro chi è ostile nei confronti dell'altrettanto viscido padrone. Questa volta, però, non potendo tacciare il presidente della Camera di omosessualità (valga per tutti lo scoop di Novella 2000 con tanto di eloquente foto attestante la virile erezione con annessa mano compiaciuta della compagna) lo si sbertuccia dandogli del compagno che, a ben vedere, non so se è più piacevole farselo dire (per Fini) piuttosto che essere accomunato a Diliberto. Francamente io mi sono anche stancato di occuparmi delle gesta dello pseudogiornalista di Bergamo: l'ho fatto in passato su questo blog e sull'altro, ho scritto e ripetuto fino allo sfinimento che lo specialista di bufale (quale Feltri è) è incappato in condanne plurime causa diffamazione e che quindi dovrebbe osservare il più assoluto riserbo invece di scagliare pietre accusatorie grondanti feci umane. E quindi, non volendomi ripetere, lascio all'ottimo Alessandro Gilioli il riassunto delle puntate precedenti della non proprio edificante vita giornalistica dell'occhialuto infame bergamasco (http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/09/03/vittorio-feltri-e-una-mandria-di-bufale/). Chissà che forse, leggendone le gesta, il suo padrone editore non trovi il coraggio (non è che ce ne voglia poi troppo) per dargli un bel calcio nel culo e mandarlo a pascolare greggi nella Bassa. Invece di rubare soldi e sparare cazzate.

domenica 6 settembre 2009

questo albergo non è una casa!


A cinque mesi dal terremoto aquilano c'è qualcuno che si preoccupa veramente di quella povera gente? A giudicare dalle lamentele e dalla rabbia degli abruzzesi non credo proprio. Oggi è il 150° giorno in tenda per migliaia di sfollati e la sistemazione degna di questo nome sembra più un miraggio che una realtà. Anche se la premiata ditta Berlusconi & Bertolaso continuano a dire il contrario, come sempre del resto. La triste verità è che per molti abruzzesi la casa promessa avrà le fattezze di un albergo o di un residence nel peggiore dei casi. Tutto questo perchè Bertolaso ha sbagliato a fare i conti: gli sfollati di lungo corso sono più di quelli che si aspettava, così inevitabilmente si è aperto un buco nel piano preparato prima dell’estate dalla Protezione civile. Buco che, tradotto in numeri, significa più di 6.000 persone costrette in albergo per lungo tempo. Per capire l’errore bisogna fare un passo indietro. Siamo a fine luglio e il presidente del Consiglio si fa un'altra bella passeggiata nel capoluogo abruzzese per l’ennesimo sopralluogo nei cantieri. Nella conferenza stampa di fine giornata dà i numeri degli sfollati: 50mila in totale, di cui 20mila ospitati negli alberghi, altrettanti nelle tendopoli e 10mila in case private. Il premier poi annuncia anche il piano di sistemazione: 15mila nelle abitazione del progetto Case, 11mila in case e villette sfitte, 2mila nella cittadella della Guardia di Finanza di Coppito. Quindi un tetto garantito per circa 28mila persone, numero che coinciderebbe, per i tecnici di Bertolaso, con quello dei terremotati con case crollate o gravemente lesionate. Un progetto ineccepibile. Peccato che il censimento agostano sulla condizione delle abitazioni colpite dal sisma ha smentito le proiezioni della Protezione civile. Gli sfollati con edifici inagibili sono circa 36mila, quindi ottomila in più rispetto ai calcoli iniziali. Tant’è che in questi giorni lo stesso Bertolaso è corso ai ripari: ha prima ricavato altri 600 posti in un’altra caserma aquilana, la Pasquali, e poi è riuscito a convincere il premier ad ampliare il progetto Case, ottenendo il via libera per altri 500 bilocali per un migliaio di persone. Facendo due conti però l’aggiunta delle ultime ore non riuscirà a coprire tutti gli aquilani senza un tetto. E quindi? Quindi ai meno fortunati toccherà accettare una sistemazione in albergo, che per lungo tempo si trasformerà nella casa dei sogni (infranti). A dimostrazione di ciò, basta ricordare come una parte dei terremotati della tendopoli di Piazza d’Armi, la prima a essere chiusa, sta per essere trasferita in alberghi aquilani ma anche teramani. Secondo le previsioni di alcuni geometri abruzzesi la permanenza coatta nelle strutture alberghiere sarà minimo di due anni, dipenderà dalla velocità dei lavori che, come si sa, è strettamente correlata ai finanziamenti governativi. Insomma, migliaia di aquilani in albergo per anni e tutti a carico dello Stato. Con la possibilità di avere anche il servizio in camera.

sabato 5 settembre 2009

quando la tv è degna di essere vista


Riconosco che non scrivo molto di televisione sui miei blog, ma per fortuna ci sono anche le dovute eccezioni. Una di queste è rappresentata dall'ottima puntata speciale che ieri sera La 7 ha dedicato al ricordo di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso in una mattina di maggio del 1980. Il direttore delle news della tv controllata dalla Telecom (Antonello Piroso) ha condotto magistralmente per mano il pubblico televisivo nel percorso storico e rievocativo che personalmente ha provocato non poche e forti emozioni (http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=specialiomnibus&video=30099). Questa è la televisione che è degna di essere seguita da un pubblico intelligente e competente, non certo quella che per 30 anni ci ha intossicato il cervello e che il regista Erik Gandini racconta nel suo Videocracy (http://www.youtube.com/watch?v=vs1BwWJBy6w) presentato al 66° Festival del Cinema di Venezia. Francamente non so quale televisione ci toccherà vedere il prossimo autunno. So per certo, però, che difficilmente sarà migliore di quella, pessima, della scorsa stagione. Non è questione solo di moralismi, di culi, di tette e di real-politik (nel senso di politica da reality), ma anche di chi c'è e chi non c'è, di chi può fare televisione e chi non la fa più, di chi ha il permesso per stare nella scatola magica e di chi ne è buttato fuori. La nostra videocrazia da tempo si muove su binari democraticamente illeciti. Uno degli ultimi baluardi di una televisione diversa fatta con impegno sociale e con la reale volontà di informare il cittadino è senz'altro il giornalista Riccardo Iacona che da domani sera (RaiTre, ore 21,30) torna con la nuova serie di Presa diretta (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d7bc61b1-21d5-4731-8032-2645b9d7d3e1.html?p=0). Il titolo della prima puntata è Respinti e tratterà dei famosi e recenti respingimenti tanto cari al ministro Maroni. Da quando sono cominciati i respingimenti in mare sono stati finora 800 gli uomini e le donne che le autorità italiane hanno riconsegnato alla Libia. Eppure, di tutti questi episodi, non abbiamo mai visto neanche un'immagine. "Presa diretta" alza il velo e fa vedere cosa è accaduto tra il 6 e il 7 maggio nel respingimento che ha coinvolto la motonave Bovienzo della Guardia di Finanza insieme ad altre due unità della capitaneria di porto. In esclusiva il programma di Riccardo Iacona manderà in onda anche le foto scattate da Enrico Dagnino, l'unico giornalista che si trovava a bordo della motonave. Vi consiglio di non perdervi la puntata di domani sera su RaiTre. Non sempre capita di avere dell'ottimo cibo per la mente come in questo caso. Altro che quello avariato delle tv berlusconiane.

venerdì 4 settembre 2009

lotta senza esclusione di colpi


A leggere l'articolo di stamani su Europa del ben informato Francesco Lo Sardo (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=171470) sembra che sia iniziata (e conclusa) la prima battaglia della grande guerra tra le redazioni de il Giornale e di Libero. Di questa prima cannonata chi ci ha rimesso le penne è stato il povero direttore di Avvenire (che comunque con la sua lunghissima lettera di dimissioni, http://www.avvenire.it/Cronaca/boffo+dimissioni_200909031239587930000.htm, ha dato uno schiaffo morale a tanti pseudo direttori), ma si sa la guerra è guerra e non si guarda in faccia a nessuno. Figuriamoci poi se i due generali che si sfidano (Feltri e Belpietro) hanno mai dimostrato in passato di avere il cuore tenero o di farsi scrupolo di qualsiasi cosa. La posta in palio per l'occhialuto Feltri è (editorialmente parlando) alquanto appetibile: strappare a Libero quanti più lettori sia possibile (se sono 30.000 è meglio) e incrementare il suo già più che cospicuo conto in banca. Il Kakà della carta stampata è riuscito a strappare a Paperon Berlusconi un contratto mica da ridere e ora si dà da fare per non deludere il suo padrone e signore. Certo, dovrà stare attento alla reazione della contraerea di Belpietro che si è assicurato, intanto, bombardieri mica da ridere come il mechato Facci e il mastino Bechis. Gente con il pelo sullo stomaco che non ci pensa su due volte a scrivere che magari Renato Farina (il famoso agente Betulla al servizio delle barbefinte) è un culattone e se la fa la sera ai Navigli con qualche viado o che magari lo stesso Feltri è socio onorario del club gay per una notte di Bergamo Alta. In guerra tutto è permesso signori miei. Attrezziamoci per seguire, a debita distanza, le scintille di questa lotta senza esclusione di colpi. Una raccomandazione mi sento di fare ai due direttori: parlate di tutto, ma non del pipino del Cavaliere. Si rischia il licenziamento in tronco.

gli tira...eccome se gli tira!


Forse questa è la volta buona che vedremo il presidente del Consiglio recarsi sua sponte in un'aula di tribunale per difendersi dalle accuse. Tranquilli, non si tratta di ammissione per corruzioni varie, evasioni fiscali miliardarie o altro. No, il premier (su consiglio del suo fidato Ma va là Ghedini) varcherà l'ingresso dell'aula di giustizia per dimostrare che a lui il pipino ancora gli si rizza, altro che iniezioni per farlo diventare come una stecca di biliardo! Prendo atto della notizia (http://www.corriere.it/politica/09_settembre_04/ghedini_cavaliere_impotente_roncone_382c62a0-9915-11de-b514-00144f02aabc.shtml) e me ne compiaccio. Non è certo da tutti avere il coraggio di recarsi davanti a un giudice (magari donna), abbassarsi i pantaloni e le mutande e far vedere così che con la sola forza del pensiero (magari ricordando la Carfagna...) e senza nessun aiuto il suo fratellino dà ampie dimostrazioni di esistenza in vita. Bravo presidente, così si fa. Come si dice, quando il gioco (e non solo quello) si fa duro...

giovedì 3 settembre 2009

la democrazia è in pericolo


Non vorrei procurare inutili allarmismi ma credo che l'aria che tira non sia delle migliori. Un'aria avvelenata dai miasmi degli attacchi ripetuti e violenti alla libertà di stampa e di opinione. Un attacco portato in stile manganello e camicia nera. Vengono i brividi solo a pensare cosa potrebbe accadere se la campagna liberticida messa in atto dal Caimano dovesse riuscire, mettendo il bavaglio a tutte quelle espressioni di pensiero e di idee non uniformate al diktat dell'uomo nero di Arcore. Concordo pienamente con quanto scritto stamani da Giuseppe D'Avanzo su la Repubblica (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=171380) e non trovo per niente esagerata la preoccupazione espressa da Concita De Gregorio tramite le colonne de l'Unità (http://concita.blog.unita.it//Se_non_pu__comprare_587.shtml). Lettori miei, svegliamoci ed anche in fretta se non vogliamo dire addio alla democrazia e alla libertà!

mercoledì 2 settembre 2009

l'intimidatore colpisce ancora


Non bastava l'attacco a la Repubblica per le famose 10 domande di D'Avanzo (http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-22/causa-domande/causa-domande.html); non era sufficiente l'attacco in sede civile al suo maggior nemico di sempre, Antonio Di Pietro, reo di averlo diffamato in merito alle concessioni fatte a Gheddafi (secondo l'ex pm il Cavaliere si è calato le braghe di fronte al dittatore libico) e non solo (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=171020). No, tutto questo non era abbastanza. Ci voleva anche l'atto di citazione in giudizio (causa fissata per gennaio 2010) nei confronti de l'Unità e del direttore Concita De Gregorio oltre che per le giornaliste Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e finanche per la scrittrice Silvia Ballestra, tutte delinquenti abituali avvezze ad associarsi a mezzo stampa per dire che al presidente del Consiglio non gli si rizza più se non tramite delicate e dolorose iniezioni sul pipino. Scandalo! Ma io francamente mi sono scandalizzato (e per davvero) quando ho letto sul lunghissimo atto di citazione (http://www.unita.it/file/CITAZIONE_BERLUSCONI_VS_UNITA_02092009.pdf) dell'avvocato del premier (uno dei tanti) che il giornale fondato da Antonio Gramsci dovrà pubblicare per ben 5 anni il futuro dispositivo di condanna che verrà emesso dal Tribunale di Roma (dando quindi per scontato la condanna delle prevenute). Non voglio altresì infierire, nè sul Pifferaio di Arcore (è chiaro oramai che è fuori di melone) nè sul simpatico avvocato Fabio Lepri (estensore, sotto dettatura, della citazione monstre) ma vorrei solo rivolgere un pensiero di sincera solidarietà a quei poveri e isolati Gabriele Polo e Valentino Parlato (rispettivamente direttore e fondatore de il manifesto) i quali staranno dicendo: ma a noi Berlusconi quando ci cita in giudizio? Abbiate fede, ragazzi...

il bue che dice cornuto all'asino


La menzogna più che un vizio è un'arte. Ne è convinto da molto tempo il nostro presidente del Consiglio. Il guaio è che riesce a convincere (con la menzogna detta ad arte) la metà degli italiani. Per fortuna l'altra metà non abbocca e riesce a distinguere tra falsità reiterate e verità inoppugnabili. Ma Silvio se ne frega del 50% dei suoi concittadini e tira dritto per la sua strada, tappezzata di accuse infondate, di ripetizioni esasperate, di fobìa e accanimento nei riguardi di chi non la pensa come lui (e non dice le sue stesse menzogne). L'ultimo pratico esempio l'abbiamo avuto ieri sera, quando durante il tg delle menzogne (scegliete voi quale) ha accusato il direttore de la Repubblica di essere un evasore fiscale (leggetevi la splendida risposta di Ezio Mauro, http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=171161) per la famosa quota in nero nell'acquisto dell'appartamento della madre di Alberto Grotti tirata fuori dai serial killer editoriali Feltri & Belpietro. Non entro nel merito della questione (avendo il direttore del quotidiano di largo Fochetti risposto ampiamente e doviziosamente nel suo articolo) ma voglio far notare ai miei pochi lettori (che spero vivamente facciano parte di quel 50% sano di cui all'inizio) che l'uscita del premier mi è sembrata alquanto improvvida e fuori luogo. La memoria (e la verità) non può essere calpestata dalla menzogna: fu proprio Silvio, nel 1991, ad inaugurare la Champions League dell'evasione fiscale versando (in nero) all'allora presidente del Torino Calcio Borsano la ragguardevole cifra di 10 miliardi di lire come accertato dall'inchiesta e dal processo (http://www.repubblica.it/online/politica/sirtre/lentini/lentini.html) che vide tra i protagonisti anche il famigerato Massimo Maria Berruti avvezzo alle mazzette e alla corruzione e premiato con il seggio in Parlamento dal buon Silvio. Ho citato solo questo episodio di evasione fiscale per non tediare il lettore, ma basta andare a rileggersi il curriculum giudiziario del Pifferaio di Arcore (http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi#Procedimenti_giudiziari_a_carico_di_Berlusconi) per farsi un'idea sulle capacità di evasione (e altro) del nostro ineffabile premier. Sarebbe il caso che qualcuno dell'entourage di Sua Emittenza facesse opera di convincimento in modo da evitargli, per il futuro, penose figure di tafazzismo televisivo. Ammesso e non concesso che al premier piaccia farsi del male da se stesso.

martedì 1 settembre 2009

la congregazione dei diffamatori


L'affare Boffo mi sta facendo sbellicare (con rispetto parlando per il direttore di Avvenire) ogni giorno di più. Mi spiego. L'anatema giornalistico lanciato da quel sant'uomo di Vittorio Feltri, con il preciso intento di scomunicare chiunque avesse intenzione di criticare ulteriormente l'irreprensibile vita privata del suo padrone editore, ha dato il via a una serie incontrollata di interventi (degni del campionato nazionale delle barzellette e delle battute a doppio senso) che giorno dopo giorno mi permettono di mantenere in allenamento i miei oramai induriti muscoli facciali. Assistere, per esempio, agli editoriali televisivi sul TG4 del magno leccaculo di Silvio (parlo di Fede ovviamente) impegnato a pulire con la saliva del cortigiano le particelle di infamia depositate sul capo pseudotricotico del suo Capo (soave opera che solo Emilio è in grado di portare a termine), mi favorisce incredibilmente la secrezione di insulina: i dati numerici della macchinetta Lifescan sono incontrovertibili. Ascoltare poi le dichiarazioni rilasciate da Daniele Capezzone (dette più per amore della verità che non per devozione nei riguardi del suo datore di lavoro) mi permette di non usare il lassativo la sera dopo cena. Ma il picco d'ilarità incontrollabile lo raggiungo quando leggo Libero e il relativo pezzo di apertura del suo neodirettore, come quello di stamattina (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=170865), formidabile esempio di equidistanza e di indipendenza giornalistica da proporre come lectio magistralis per aspiranti pennivendoli. L'acme dello sbellicamento l'ho raggiunto quando ho letto questo passaggio del Belpietro pensiero: "Nessuna obiezione della CEI sarà infatti in grado di far capire, o dimenticare, lo stridente contrasto tra il ruolo richiesto a Boffo e la sentenza che egli ha subìto..." (!?) Che dire di più, cos'altro aggiungere di cerebralmente motivante per rendere ancora più spassoso uno come Belpietro che ha tutte le carte in regola (http://www.articolo21.info/5462/editoriale/caso-welby-belpietro-condannato-per.html) per non rendere stridente il contrasto tra il ruolo richiesto a lui (un giornalista super partes che non scrive sotto dettatura) e la sentenza che ha subìto? Cari miei diletti lettori, dobbiamo rassegnarci. Prima o poi una gigantesca risata seppellirà il potere berlusconiano, seppellendo definitivamente la congregazione dei diffamatori con allegato club dei pennivendoli. Che Dio li abbia in gloria.