tpi-back

venerdì 29 febbraio 2008

Silvio riguardati...le spalle!


Il titolo in prima pagina di questa mattina su Libero, scelto opportunamente da Vittorio Feltri, è un invito alla precauzione e alla salvaguardia della salute (fisica e mentale) di Silvio Berlusconi, fatto premurosamente dal direttore del quotidiano milanese nei confronti del suo datore di lavoro che, gettando un occhio all'anagrafe, a 71 anni si butta a capofitto per l'ennesima volta (la quinta per la precisione) in campagna elettorale. Lo stress, l'affaticamento, le marce forzate di una kermesse elettorale sono quanto mai deleterie per un politico non proprio di primo pelo. Le raccomandazioni di Feltri fanno il paio con quelle del medico personale del cavaliere (Umberto Scapagnini), autore prodigo di consigli e di "tagliandi" (leggere questa datata ma interessante intervista please, http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2004/02_Febbraio/03/berlusconi.shtml) che hanno rimesso in "carreggiata" l'acciaccato ex primo ministro. Al titolo di Libero ho voluto proditoriamente aggiungere una parte del corpo umano, per personalizzare una mia intima convinzione scaturita ieri sera, dopo aver seguito la puntata di Annozero condotta da Michele Santoro e che vedeva la partecipazione di Antonio Di Pietro (http://www.rai.tv/mppopupvideo/0,,RaiDue-Annozero-Puntate%5E0%5E62380,0.html). Ascoltando le parole dell'ex pm e scrutando le espressioni dei suoi occhi e del suo volto ho capito quanta voglia ci sia in lui di vincere insieme a Walter Veltroni le prossime elezioni e di cambiare dicastero. Passare cioè dalle Infrastrutture alla Giustizia. E immagino i suoi primi 100 giorni in via Arenula a Roma, nella sede del Ministero, impegnato a prepare il mandato di arresto per il suo unico, storico e imprescindibile "cliente" che, agli occhi di Feltri, è un pò cagionevole di salute, ma agli occhi di Di Pietro è meritevole di un alloggio in una stanza tre metri per due. Ecco perchè suggerisco al cavaliere di riguardarsi...le spalle. Non si sa mai.

giovedì 28 febbraio 2008

una bella gita (fiscale) a Vaduz







Da pochi giorni sto seguendo il nuovo scandalo degli evasori fiscali eccellenti italiani (tra i quali, si vocifera, potrebbero esserci dei politici) che hanno dei conti correnti presso la LGT Bank di Vaduz (http://www.lgt.com/it/index.html), noto paradiso fiscale del Liechtenstein. Il primo a parlarne è stato il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco a seguito di un'informativa della Guardia di Finanza, dopo la segnalazione delle autorità tedesche di Bochum sulla presenza di nomi italiani intestatari di conti correnti (cifrati e non) presso la banca dei regnanti del piccolo Stato tra Austria e Svizzera. Subito l'atmosfera politica italiana si è infuocata (d'altronde siamo in campagna elettorale) e, tanto per cambiare, il buon Vittorio Feltri ha dato fuoco alle polveri con la prima pagina del suo Libero in edicola stamani. A ruota ha tuonato pure Antonio Di Pietro (almeno lui ne ha facoltà, essendo uno dei segugi più famosi al mondo in tema di rogatorie internazionali per frodi ed evasioni fiscali) chiedendo immediata divulgazione dei nomi dei nostri concittadini con il "vizietto" delle gite in Liechtenstein. Per non saper nè leggere nè scrivere il furbacchione Rocco Buttiglione (scusate per la rima) ha subito ammesso di essere un correntista di Vaduz e proprio della LGT Bank (che coincidenza), spiegando però che un pò di anni fa era residente proprio lì per ragioni di lavoro (essendo un noto filosofo di caratura internazionale, era stato chiamato dalla famosissima International Academy of Philosophy ad occupare il ruolo di co-Rettore nonchè di professore), i cui sudati frutti economici versava nella cassa della banca oggi sotto inchiesta. Dopo questa dichiarazione, sono sicuro che a breve le agenzie di stampa riporteranno le giustificazioni di Berlusconi (che aveva aperto un conto alla LGT perchè prevedeva di fondare CANALE5 a Vaduz, per permettere anche ai 38.000 residenti del Principato di godersi sul piccolo schermo la Yespica, Brachino e la D'Urso), poi quelle di Fini (che dopo la svolta di Fiuggi aveva intenzione di fare un congresso per lo scioglimento di Alleanza Nazionale proprio a Vaduz e quindi doveva aprire un conto alla LGT per poter pagare l'albergo). A seguire anche le dichiarazioni di Bossi (che stufatosi della solita Ponte di Legno, aveva scelto Vaduz per il prossimo raduno leghista, ed anche a lui serviva il conto alla LGT per pagare il soggiorno di Calderoli, Borghezio e compagnia cantando). Insomma, una bella combriccola di nostri compaesani che avevano scelto come soggiorno tranquillo e riposante l'amena località di Vaduz, compresi gli allegati optionals fiscali e bancari, per potersi rilassare in santa pace, lontani dai pericolosi lidi nazionali, sempre battuti dagli emissari di un viceministro alquanto rompiballe...Come dar loro tutti i torti?

la parabola (discendente) di Baudo e del Festival




La notizia del giorno è il flop del Festival della canzone italiana. Le prime pagine dei quotidiani riportano lo sfogo amaro (infarcito di parolacce) di un furioso Pippo Baudo, icona (pensionabile oramai) del tubo catodico al pari del buon vecchio Mike Bongiorno (che proprio oggi a pagina 46 del Corriere della Sera lo invita a non perdere le staffe e a non prendersela per il calo di ascolti). Baudo accusa la tv di oggi, rea di essersi imbarbarita, al pari dei telespettatori che la seguono. Una tv piena di parolacce e di trash, di spazzatura (non quella di Napoli) e di violenza verbale, che non può riconoscersi in quella festivaliera delle canzonette e delle vallette, dei fiori e dei dopofestival, delle esclusioni e delle vittorie annunciate. Un Festival, come giustamente afferma Mario Luzzatto Fegiz (decano dei critici del Corriere e autore della famosa lite con Toto Cutugno nel dopofestival dell'altra sera), che con la sua cinquantennale formula non si è voluta adeguare ai tempi del terzo millennio. Ai ritmi frenetici della vita moderna, agli spazi televisivi sempre più congestionati (e proprio per questo con trasmissioni brevi che riscuotono successo, vedi Fiorello), alla chiara impossibilità, per il pubblico televisivo, di seguire per più di 4 ore una rassegna canora infarcita di pubblicità ogni quindici minuti, telepromozioni, spot di film degli ospiti, e che per ascoltare l'ultimo dei cantanti in gara deve fare l'una di notte. Abbraccio totalmente la tesi di Luzzatto Fegiz, anzi vorrei dire di più. Pippo Baudo non ha capito (o fa finta di non capire) che la tv generalista o nazional-popolare dei sui tempi epici (del Fantastico o della Serata d'onore, piuttosto che del Settevoci o della Domenica In) non esiste più. E' stata soppiantata e sostituita dalla tv satellitare, dalla tv all news, da SKY e dai suoi canali tematici e da tutte le altre forme di entertainment del tubo catodico. Invece il pur bravo presentatore catanese si ostina a vivere nella sua enclave televisiva, fatta di direttori d'orchestra gemelli di latte (Pippo Caruso), di vallette bionde e brune (Osvart e Guaccero), e di cantanti strappati alla casa di riposo degli artisti (Bertè e Cutugno), non rendendosi conto che la guerra (televisiva) in atto con auditel, share e picchi d'ascolto continua a mietere inevitabilmente vittime illustri, senza guardare in faccia a nessuno. Baudo, invece, dovrebbe guardare in faccia la realtà e decidere, magari, di passare la mano, senza sbraitare e senza dire parolacce. In fondo anche la casa di riposo degli artisti ha bisogno di un bravo presentatore...

mercoledì 27 febbraio 2008

una risposta per lo smemorato di Arcore


Ho deciso di pubblicare una lettera aperta di Loris Mazzetti, storico collaboratore ed amico fraterno del compianto Enzo Biagi, scritta in risposta al famoso intervento di Silvio Berlusconi nel corso della trasmissione TV7 andata in onda venerdì 15 febbraio nella quale infangava la memoria del giornalista bolognese e che anch'io trattai in un mio post (http://tpi-back.blogspot.com/2008/02/il-vergognoso-attacco-del-cavaliere.html). Una lettera, quella di Mazzetti, illuminante e piena di verità rispettosa, soprattutto a tutela dell'onorabilità di Enzo Biagi, e comunque utile per far riaffiorare dalla memoria collettiva i momenti storici e non travisabili del rapporto Biagi-Berlusconi. Buona lettura.
Berlusconi, sia gentile, lasci stare Enzo Biagi
di Loris Mazzetti
Onorevole Silvio Berlusconi,non avendo l’opportunità di poter comunicare direttamente con lei o con l’onorevole Paolo Bonaiuti, come avveniva quando con Enzo Biagi eravamo in onda con Il Fatto, mi permetto di scriverle. Tengo a precisare che lo scopo è solo quello di aiutarla a ricordare alcuni fatti esattamente come sono avvenuti, ci sono i video che documentano. Recentemente nel salotto tv del suo amico Vespa lei ha detto di aver compiuto settantadue anni ma fisicamente si sente un trentacinquenne, poi ha aggiunto, con quel suo sorriso da sciupafemmine, “in tutto”. Si è un po’ sopravalutato, doveva aggiunge la parola quasi: “quasi in tutto”, perchè ho la sensazione, sentendola parlare di certi argomenti, che la sua memoria non sia quella di un trentacinquenne ma neanche di un settantaduenne, non me ne voglia per questa mia franchezza. Capisco anche che lei è talmente impegnato, aziende, televisioni, politica, le recenti vicende personali, che non le permettono di essere sempre lucido e quindi la responsabilità potrebbe essere anche di chi le sta vicino, che non l’aiuta nel ricordare, perché le lacune sul passato a volte diventano macroscopiche, non mi riferisco alle amnesie su Zaccagnini, Silvio Pellico, Romolo e Remolo, papà Cervi e quant’altro, questo è cultura, un’altra cosa. La mancanza di memoria è stata evidente anche lo scorso venerdì durante la sua comparsata televisiva a Tv 7, quando ha parlato per l’ennesima volta dell’editto bulgaro. Voglio dirle veramente tutto ciò che penso, perché ascoltandola, ho percepito un’altra sensazione: tutte le volte che lei fa riferimento a Enzo Biagi e a ciò che è accaduto in quel ormai lontano 18 aprile 2002, lontano soprattutto perché Biagi non è più con noi e non può risponderle e lei dovrebbe avere rispetto per un defunto, lontano perché il nostro direttore è riuscito alla splendida età di ottantasei anni (le auguro di raggiungerla con la sua stessa lucidità e dignità), dopo cinque di panchina, di tornare in onda con una sua trasmissione, umiliando lei per aver fatto l’editto e tutti quelli che eseguendo i suoi ordini lo avevano messo in condizioni di andarsene dalla sua amata Rai. Onorevole Berlusconi, io credo che lei, quando decide di ingarbugliare i fatti, ed è veramente maestro in questo, lo fa più per se stesso che per convincere chi l’ascolta. Se avessi l’occasione di parlarle le chiederei: “Perché?” Come lei sa bene io vengo dalla scuola di Biagi e non appartengo a quella categoria di conduttori e di direttori che non si permettono di interromperla dicendole: “Scusi presidente ma non sta raccontando come sono andati i fatti”, o anche loro, visto che parliamo di tempi lontani, hanno vuoti di memoria? Io, invece, non dimentico perché quelle vicende le l’ho vissute sulla mia pelle, ho visto la redazione del Fatto chiudere, alcuni colleghi perdere il lavoro perché a contratto, il nostro studio riempito di telepromozioni, la lista sarebbe lunga e non voglio annoiarla. Qualcuno sostiene che per lei l’aver dato il via alla cacciata dalla tv pubblica di Biagi, Santoro, Luttazzi e sulla loro scia tanti altri, rappresenta un vanto, una cosa di cui andare fieri, perché così è riuscito a dare ordine al servizio pubblico. Non dica che non è vero, non dica che non ha mai fatto, sulla questione, una telefonata a qualche suo amico direttore generale, lei che è intervenuto per far avere un contratto a subrettine di quarta fila, se la può consolare, non è stato l’unico, se sapesse quanti suoi colleghi durante il suo governo hanno chiamato in Rai per giornalisti, programmisti e anche amiche cantanti. Mi ricordo di un posto per corista in un’orchestrina che suonava in una trasmissione che andava in onda alla mattina. Devo confessarle che in tv la preferivo un po’ più caimano, erano avvincenti quei suoi bei monologhi di due ore, oggi invece la tattica del buonismo permette al conduttore ogni tanto di interromperla con una domanda, ma si ha la sensazione che tutto sia artificiale. Mi ricordo che nella campagna elettorale del 2001, quella a cui lei fa sempre riferimento, quella in cui Biagi, Santoro e Luttazzi fecero un “uso criminoso della tv”, quella che poi ha vinto, se la memoria non mi tradisce, durante una intervista con Maurizio Costanzo, mentre il conduttore tentava inutilmente di interromperla, lei gli mise una mano sulla coscia, e forse anche con una certa energia, mi sono sempre chiesto che cosa sarebbe accaduto se lei lo avesse fatto con Biagi o con Santoro? Quello è il vero Berlusconi, l’altro non le appartiene, dovrebbe continuare a essere se stesso perché che bisogno ha di apparire diverso, non c’è persona più capace di lei a smentire il giorno dopo quello che ha detto il giorno prima. Immagino il lavoro del fido Bonaiuti, dopo la sua dichiarazione su Biagi, subito in moto a chiamare i direttori perché diano poco risalto al fatto dicendo, in finto confidenziale, che non la si può lasciar parlare a briglia sciolta perché, zac, arriva inesorabilmente il colpo. Ma non c’è persona meglio di lei in grado di fare un’intervista sotto il Duomo di Milano e sostenere poi di averla fatta in un'altra città. Dico questo con simpatia nei suoi confronti e anche un po’ di ammirazione perché poi, soprattutto certi giornalisti, le credono al punto di raccontare che lei era a Roma sotto al Colosseo. Che invidiabile forza è la sua! E’ un po’ quello che continua ad accadere per l’editto bulgaro. Sono convinto che in cuor suo, se potesse, lo farebbe sparire dalla storia, ma quella dichiarazione, che non fu fatta davanti ad alcuni suoi amici imprenditori, come ha detto a Riotta, ma durante una conferenza stampa avvenuta al Word Trade Center di Sofia con il primo ministro bulgaro Simeone Sassonia Corburgo Gotha di fronte a centinaia di giornalisti: “L’uso fatto da Biagi, da Santoro e Luttazzi della televisione pubblica pagata con i soldi di tutti è stato un uso criminoso. Preciso dovere di questa nuova dirigenza sia quello di non permettere più che questo avvenga. Ove cambiassero non c’è problema ad personam, ma siccome non cambieranno…” Onorevole tutto questo non si può né cancellare, mi permetto di usare un termine a lei più famigliare, né emendare: se lo porterà dietro per sempre.Le ricordo che già in un’altra occasione tentò di piazzare la sua versione, capisce che scherzi fa la memoria se non è aiutata. Quel giorno, il 31 marzo 2005 è indimenticabile perché tutte le televisioni del mondo si collegarono con Piazza San Pietro per seguire l’agonia di Papa Giovanni Paolo II, solo RaiUno non prestò attenzione al dramma di Karol Wojtyla, perché lei, ospite nel salotto di Vespa, doveva concludere la campagna elettorale per le elezioni regionali. Il giornalista le ricordò che dopo il suo editto bulgaro Biagi, Santoro e Luttazzi, non avevano più lavorato in Rai, lei rispose: “Io avevo individuato un comportamento scorretto da parte di questi signori, avevo parlato addirittura di uso criminoso della televisione. Quando mi presentarono la domanda, si stava ridendo e scherzando con gli imprenditori lietissimi che finalmente il governo italiano fosse lì a sostenere il loro ruolo in Bulgaria. Non era prevista la presenza dei giornalisti. Poi invece entrarono i cronisti, senza che nessuno ci avesse avvisato”. Vespa: “Davanti ai giornalisti non avrebbe detto quella frase?” Lei: “Mi sarei assolutamente attenuto a un linguaggio ufficiale, cosa che faccio sempre anche se quando parlo di fronte a tante persone c’è sempre lo stravolgimento di quello che dico”, concludendo così “La sinistra, secondo me, appare una fabbrica molto brava di bugie”. Onorevole che sketch. La politica si è impadronito di lei per sempre, purtroppo, lei avrebbe tutte le qualità per essere un grande autore della televisione che si fa oggi.Quando Biagi nell’aprile 2007 tornò in onda su RaiTre con RT Rotocalco Televisivo e lei, rispondendo a un ascoltatore dai microfoni di Radio anch’io, disse: “Ho assistito alla prima puntata della trasmissione di Enzo Biagi, e l’ho trovata veramente avvincente, complimenti al dottor Biagi, se il servizio pubblico e le tv vengono usate così, lunga vita e lunga permanenza al dottor Biagi”, non immagina che sospiro di sollievo feci, pensai che quella triste storia si fosse conclusa. L’altra sera da Riotta ha detto anche: “Mi sono battuto perché Biagi non lasciasse la televisione”, a questo non credo proprio. Ciò che mi ha maggiormente indignato è stato quando si è riferito al perchè Biagi decise di lasciare la Rai: “Prevalse in Biagi il desiderio di poter essere liquidato con un compenso molto elevato”. Onorevole Berlusconi proprio lei dice questo di Biagi, che è stato l’unico tra i grandi giornalisti che non ha mai voluto lavorare nelle sue televisioni! E anche qui ha dimenticato quella cena di tanti anni fa con il nostro direttore e la moglie Lucia, dove lei tirò fuori il libretto degli assegni e con fare un po’ da “cumenda” ne stacco uno e allungandolo a Biagi disse: “Metta lei la cifra”? Lui le rispose: “I soldi sono una cosa importante, possono essere troppi o troppo pochi, bisogna pensarci bene” e lei rivolgendosi alla signora Lucia: “Ho fatto più la corte a suo marito che alle donne” e Lucia: “Mio marito non è un virtuoso, evidentemente lei non è il suo tipo”. Mi tolga una curiosità, tra le tante telefonate con Saccà oltre a parlare di attrici, di consiglieri di amministrazione, di società future e di senatori da portare a casa, non si è mai fatto spiegare che i soldi che ricevette Biagi dalla Rai erano dovuti ad una transazione con l’ufficio legale che gli riconosceva i tanti anni di lavoro evitando così futuri contenziosi e soprattutto che Biagi portasse in tribunale l’azienda e gli uomini che avevano dato corso all’eliminazione del Fatto, causando un danno clamoroso all’immagine della Rai? Berlusconi, sia gentile, lasci stare Enzo Biagi, che è stato, con i suoi principi e valori, talmente lontano da lei, lo lasci riposare in pace tra gli alberi del suo Appennino per rispetto di tutte quelle persone che lo ricordano per quello che è stato.

martedì 26 febbraio 2008

l'Italia televisiva, da San Remo a Gravina in Puglia




La serata televisiva di lunedì 25 febbraio 2008 era stata da tempo destinata al rito (pagano e sponsorizzato) dell'iniziazione sanremese della canzonetta all'italiana. Come ogni anno, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, il palcoscenico del Teatro Ariston di San Remo diventa l'ombelico dello stivale italico. I riflettori si accendono sulla kermesse canora ligure, le tv e le radio e i giornali mandano in massa i loro inviati ad occupare alberghi e marciapiedi della città dei fiori, mentre il popolo televisivo di RaiUno si prepara a seguire la liturgia catodica officiata da monsignor Baudo e dal chierichetto Chiambretti (ex diavoletto nell'edizione targata Bongiorno). Ma ieri sera il destino ha voluto metterci un macabro zampino. I telegiornali della sera, dando la notizia del salvataggio di un bambino pugliese di 11 anni caduto in un pozzo al centro di Gravina in Puglia (Bari), hanno contestualmente rivelato alla nazione intiera che proprio lì, in fondo al pozzo, erano stati ritrovati i corpi mummificati di due bambini, presumibilmente quelli di Salvatore e Francesco Pappalardi, scomparsi dal 5 giugno 2006. L'angoscia, lo sconcerto e il dolore, immaginabile e comprensibile, hanno avviluppato l'Italia televisiva e non. La notizia ha raggelato l'atmosfera festivaliera e ludica delle canzonette. E così, mentre Gianni Morandi rendeva omaggio con "Volare" alla memoria di Domenico Modugno, Federica Sciarelli e il suo Chi l'ha visto? rendevano giusto omaggio e attenzione, per tutta la puntata, al dramma di Gravina in Puglia, mentre le altre tv (ad esclusione della solita e inappuntabile SKYTG24) continuavano imperterrite nella loro "controprogrammazione" al Festival con film, telefilm e amenità varie. Certo, non dico che Emilio Fede dovesse rivestirsi in tutta fretta e andare personalmente in Puglia a seguire l'evolversi della situazione, men che meno Mentana affrettarsi a fare altrettanto (Vermicino per fortuna è lontana...), ma almeno ritengo che una più opportuna e migliore attenzione televisiva al fatto si sarebbe potuta avere. Invece niente di tutto questo. E ho notato, con rammarico, che nemmeno Baudo ha speso una parola, sulla notizia tragica di Gravina, durante il solito collegamento propiziatorio del TG1 delle 20 condotto da Maria Luisa Busi. The show must go on si è sempre affermato pomposamente. E nemmeno la pietà umana per i fratellini Pappalardi è servita a smentire l'assunto televisivo, tragicamente anacronistico.

lunedì 25 febbraio 2008

prendi 2 vota 1, il supermarket della politica



































































Ha tutte le ragioni di questo mondo il sociologo Ilvo Diamanti nel definire e sottolineare la confusione che si sta impadronendo, giorno dopo giorno, della capacità decisionale dell'elettore medio, chiamato ad esprimersi il 13 e 14 aprile su chi dovrà governare il nostro Paese. L'articolo di Diamanti che ho letto stamattina su la Repubblica, dal titolo "Tra marchi nuovi e antipolitica. Elettori confusi come al supermarket", è esemplificativo ed illuminante sul grado di confusione, incertezza e voglia di capire degli elettori che, a tutt'oggi, si sentono proiettati come all'interno di un immenso supermarket. Dove, però, non si comprano carni e formaggi freschi, frutta e ortaggi, pane e pasta, ma semplicemente si deve votare per questo o quel partito, dove dagli scaffali ammiccano con il loro sorriso elettorale appena accennato i Berlusconi e i Veltroni, i Casini e i Tabacci, i Bertinotti e le Santanchè, i Turigliatto e i Mastella. Praticamente una sorta di suk della politica, un outlet dei programmi di partito e delle belle intenzioni per governare. Anche in questo supermarket della politica ci sono gli sconti e le offerte speciali. Il Popolo della Libertà propone un'offerta "vota 1" (PdL appunto) e "prendi 2" (Lega Nord e Movimento per l'Autonomia, Bossi e Lombardo), ma anche il Partito Democratico non è da meno presentando ai suoi elettori-consumatori un bel pacchetto regalo (radicali e teodem, Bonino e Binetti), per non parlare dei neo-giardinieri della Rosa bianca che confezionano una bella espressione florovivaistica (un sindacalista e un ex democristiano, Pezzotta e Baccini). Insomma, cari lettori (ed elettori) la variegata offerta non manca di certo (http://www.politicalink.it/), il luccichìo della carta crespata e delle coccarde da usare per confezionare il pacchetto politico è bello che pronto. Fatevi un giro nei reparti del supermarket e gettate un'occhiata sui simboli, pardon sui prodotti, che il 13 e 14 aprile potrete acquistare e portare a casa. Familiarizzate con tutti (di tempo ne avete, di simboli non ne parliamo, basta guardare qui: http://download.repubblica.it/pdf/2008/elezioni2008_contrassegni1.pdf, qui: http://download.repubblica.it/pdf/2008/elezioni2008_contrassegni2.pdf e qui: http://download.repubblica.it/pdf/2008/elezioni2008_contrassegni3.pdf) e abbiate l'accortezza di dare la vostra fiducia al prodotto meno scadente. O perlomeno meno taroccato. E questa volta non c'è bisogno di dire: "consigli per gli acquisti"...

domenica 24 febbraio 2008

Dondarini, uno scandalo senza confini












In 261 post scritti fino ad oggi su questo blog, non mi ero mai occupato di fatti sportivi, men che meno di partite di calcio. Ma dopo quello a cui ho assistito ieri sera in tv, vale a dire al termine della partita di campionato Reggina-Juventus, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni sull'arbitraggio del signor (se così lo si può chiamare) Paolo Dondarini, che definire scandaloso è una sorta di eufemismo: è come dire che tizio "non è particolarmente intelligente" per non dover dire espressamente che tizio "è deficiente" e il senso è lo stesso (mi riferisco ovviamente a Dondarini). Un arbitro come lui, già condannato dalla Corte Federale della FGIC per l'inchiesta "Calciopoli" (relativa al campionato 2004-2005) e rinviato a giudizio dalla procura di Napoli, nel giugno dello scorso anno, per frode sportiva non può, non deve arbitrare una partita importante del campionato italiano di calcio. Un arbitro sospettato di frodare, con il suo comportamento e con le sue decisioni arbitrali, il normale svolgimento di una partita è inammissibile che venga designato per dirigere una partita della Juventus, proprio la squadra che maggiormente ha pagato per il caso "Calciopoli" e che ancora oggi, come abbiamo visto tutti ieri sera, viene "violentata" sportivamente sul campo da un "signore" che già si è macchiato dello stesso tipo di reato. L'inviato del Corriere della Sera a Reggio Calabria, Roberto Perrone, nelle sue pagelle assegna un 2 a Dondarini resocontando così il suo articolo: "Sulla Juventus si sono abbattuti come macigni gli errori del fischietto di Finale Emilia che si erge a protagonista negativo non concedendo tre rigori alla squadra di Ranieri. Prima sorvola su un abbraccio-frana di Valdez a Nedved, poi ignora uno sgambetto dello stesso Valdez a Sissoko, quindi non vede un fallo di mano di Aronica su colpo di testa di Camoranesi. Non contento, Dondarini un rigore lo tira fuori. Quello più dubbio di tutti. L'intervento scomposto di Sissoko su Amoruso. L'arbitraggio determina così la terza sconfitta in campionato della Juventus." Alla luce di questo il 2 assegnato da Perrone all'arbitro modenese mi sembra anche un signor voto. Sempre sul Corriere l'ex arbitro Paolo Casarin titola il suo pezzo: "Arbitraggio scadente. Manca la serenità." e scrive: "L'internazionale Dondarini è risultato scadente e del tutto inadeguato per una gara tra squadre professionistiche. Sorprende un rendimento così basso da parte di un arbitro continuamente utilizzato per sfide ad alto livello. La partita è stata costellata da errori grossolani e da una gestione disciplinare priva di un indirizzo coerente." Mi sembra che non ci sia molto da aggiungere a questo punto. Resta il fatto che il danno (e la beffa) consumato alle spalle della Juventus sia innegabile e scandalosamente evidente. Ha ragione il presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli a lamentarsi (con stile) e ad invocare un intervento urgente della Federcalcio e di Collina per "una forte presa di coscienza" e per dei provvedimenti non più procrastinabili. E per non permettere che si ripetano ancora scandali arbitrali di questo tenore!

venerdì 22 febbraio 2008

il buon senso di Colombo e la depressione di De Mita




Volevo continuare il discorso iniziato ieri con il post dedicato ai malumori di Ciriaco De Mita, dopo la decisione di Walter Veltroni di non ricandidare nelle prossime elezioni politiche l'ex presidente della vecchia DC. Posso immaginare l'umore e lo stato d'animo che in questo momento accompagnano il cittadino più importante della bella Nusco e dintorni. Comprendo l'amarezza e il senso di depressione che possono colpire il buon vecchio Ciriaco, uomo di potere che ha attraversato la storia della Repubblica Italiana e del Parlamento per oltre 40 anni e che ora si ritrova svuotato e abbandonato dal senso stesso del potere, dalla consuetudine dell'esser riverito e temuto, adulato e odiato, blandito ed esiliato. Non è facile, certamente, ritornare ad essere un cittadino comune, senza privilegi e senza scorte, senza poltrona e senza codazzo ossequioso, ma ad un certo punto della vita politica (soprattutto quando si è ottuagenari) bisogna anche prendere in considerazione qualche altra evenienza di comportamento e di sano riposo, pur rimanendo comunque (se lo si vuole) nell'ambito di quel mondo frequentato fino all'altro giorno. Una soluzione per non cadere in depressione la suggerisce il senatore a vita Emilio Colombo, in una bella intervista concessa a Paolo Conti e pubblicata stamani a pagina 13 sul Corriere della Sera. Il buon vecchio "notabile" dello scudocrociato di una volta consiglia al suo ex compagno di partito di trovarsi una bella occupazione non troppo impegnativa, come fece lui stesso nel 1996 quando l'allora capo della segreteria politica del Ppi Pierluigi Castagnetti non lo ricandidò, e cioè quella di diventare presidente di una qualche associazione o istituto filantropico (tipo il "Giuseppe Toniolo" ente fondatore dell'Università Cattolica) e dedicarsi così ad attività di consulenza politica od economica, sociale o religiosa che possa assorbire i pensieri di De Mita, in questo momento non propriamente da settimo cielo. Ho trovato congruo e condivisibile il suggerimento del senatore Colombo, che pur avendo 88 anni mi sembra ancora abbastanza lucido e reattivo per potersi permettere di dare consigli al più "giovane" De Mita, facendolo sentire, in questo modo, meno solo e meno abbandonato. Pur sapendo che intanto il tempo implacabilmente scorre...

giovedì 21 febbraio 2008

le lagnanze del giovane Ciriaco De Mita


E poi dicono che il sistema politico è una sorta di reparto geriatrico dove i giovani non hanno accesso. Guardate il caso dell'onorevole Ciriaco De Mita, un giovane promettente politico di origini avellinesi che aveva portato una ventata di novità all'interno del neonato Partito Democratico. Aveva preso parte in qualità di membro alla commissione statuto del nuovo partito, e in quanto ex presidente del Consiglio (dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989) era stato nominato componente di diritto del coordinamento nazionale del Partito Democratico. Ed ora, all'improvviso, si è ritrovato fuori (anche se lui dice di aver sbattuto la porta) con la motivazione che chi ha fatto più di tre legislature non può essere ricandidato. E lui ne ha fatte solo 11, che male c'e'? Non si è sempre sostenuto che ci vogliono politici di esperienza all'interno di un giovane partito? Lui che è stato presidente della gloriosa Democrazia Cristiana volete che non abbia un minimo di dimestichezza con la cosa pubblica e con gli inciuci da Transatlantico? Uno che è uscito indenne dal terremoto di Tangentopoli, che nel momento della trasformazione della "Balena bianca" è riuscito a strappare la leadership (aiutato da Gerardo Bianco) al "filosofo" Rocco Buttiglione e a fondare il partito dei Popolari nel 1994, insomma uno che ne ha viste (e fatte) di cotte e di crude, poteva essere utile al Partito Democratico. Invece no, quell'ingrato (e ormai vecchio e decrepito) di Veltroni l'ha defenestrato e giubilato senza il minimo senso di riconoscenza, l'ha "offeso" nel nome e nell'onore, gli ha dato il benservito con il massimo del cinismo. Roba da ricorrere al Tribunale dei Diritti dell'Uomo...Che mondo infingardo e irriconoscente, caro e giovane onorevole De Mita (ma è quello delle fotocopiatrici?)...

martedì 19 febbraio 2008

Berlusconi, Fini e il teatrino dei burattini


Questa campagna elettorale, iniziata oramai con i crismi dell'ufficialità e del risalto mediatico, che ci accompagnerà ancora per 53 giorni (fino a venerdì 11 aprile, ultimo giorno di propaganda consentita), sta provocando, giorno dopo giorno, una sensazione neppure troppo labile di rappresentazione tipicamente teatrale. E non di teatro "impegnato" o "leggero" si tratta, bensì di una parodìa esemplificativa del "teatro dei burattini" (tanto caro agli adolescenti o agli estimatori dei "pupi siciliani") dove i personaggi e gli interpreti (di loro stessi) si affannano, sgomitando, per conquistare il proscenio e il centro del palcoscenico (a volte virtuale, a volte meno), ben in vista e ben illuminati dalle luci della ribalta e dai riflettori delle televisioni, pronti a declamare le loro ripetitive e insulse dichiarazioni, sempre gonfie di promesse e di impegni solenni, che sistematicamente il giorno dopo le elezioni vengono riposte nella soffitta del dimenticatoio, fino a rispolverarle nella tornata elettorale successiva. Nei miei post di questi ultimi giorni ho riproposto prese di posizioni, dichiarazioni e quant'altro dalla viva voce dei protagonisti. Immagino che gli attenti lettori di questo blog abbiano avuto la possibilità di ascoltare (o leggere) con attenzione quanto detto dai soliti protagonisti del teatrino: da Berlusconi a Casini, da Bossi a Fini. Un sistematico, e a volte avvilente, giro panoramico di allocuzioni politiche e di vuoti proclami, una miscellanea di scempiaggini (dette anche con convinzione) e di ripetizioni che certamente non giovano (repetita non iuvant), nè alla persona che le enuncia, nè al partito (o coalizione) che rappresenta (o crede di rappresentare). I voli pindarici dei due principali alleati del centrodestra hanno la stessa traiettoria, delineati dalle stesse parole e dai medesimi attacchi alla controparte politica (e meno male che Veltroni non usa il loro stesso metodo, anzi cerca di smorzare sempre i toni, e quelli improvvidamente usati da Di Pietro) con l'unico, subdolo, scopo di non far riemergere nella memoria degli italiani le promesse fatte e mai mantenute, il mantenimento dei loro privilegi e dei loro interessi personali durante i sette anni di governo, le famose leggi ad personam e tutto quanto il resto universalmente conosciuto. Ed ora, come in una recita a soggetto, ecco Fini usare le stesse frasi usate dal suo compare ("...non disperdete il voto verso i partitini...") per ingraziarsene i favori e magari sperare nella nomina a suo successore a capo del PdL; oppure esternare la sua volontà di "castratore chimico" (la faccia non gli manca di certo) nei confronti di chi si macchia del reato di pedofilia (per chi volesse bearsi del florilegio delle dichiarazioni finiane: http://www.radio.rai.it/player/player.cfm?Q_CANALE=http://www.radio.rai.it/radio1/radioanchio/archivio_2008/audio/radioanchio2008_02_19.ram), facendo un pò da megafono ripetitore alla vecchia proposta di Calderoli (e non mi sembra che Fini sia un estimatore delle teorie leghiste) non presa in considerazione allora, ma che i gusti "forcaioli" del re dei pannolini potrebbero riportare in auge. Comunque, a conti fatti, spero vivamente che questo "teatrino dei burattini" possa smobilitare molto prima della fatidica data a ridosso del 13 aprile, evitando così a tutti gli elettori quella sensazione, poco edificante, di essere soggetti "passivi" del mondo della politica, buoni solo a dare il voto su richiesta, a pagare le tasse, a non lamentarsi e a credere di essere ben rappresentati in Parlamento...

lunedì 18 febbraio 2008

le lezioni di giornalismo di Emilio Fede


Ero proprio curioso di rivedermi (e risentirmi) le parole spese in tv, dal suo pulpito preferito (il TG4), dal cavaliere già completamente in trance elettorale, che non ha perso tempo per iniziare a vaneggiare e a ricominciare il suo rilancio in campo avversario della palla avvelenata fatta dalle solite menzogne e dai soliti slogan. E sono stato accontentato dall'edizione delle ore 19.00 del TG4 diretto e condotto da quella macchietta di telegiornalista che risponde al nome di Emilio Fede, supremo esempio di prostituzione mediatica. In apertura di telegiornale il direttore (mai carica fu meglio usurpata) declama il collegamento in diretta da Arcore con sua maestà Silvio Berlusconi. Silenzio assoluto, telecamera fissa su Fede, imbarazzo di prammatica, del cavaliere nemmeno l'ombra. Ci risiamo, immagino adesso la sfuriata del "fuori onda" con i soliti impropèri e le solite urlatacce del sommo Emilio, tutta roba per Striscia La Notizia e per Blob. Viene in soccorso un servizio "tappabuchi" mentre si perfeziona il collegamento con Arcore. Al rientro in studio, la faccia violacea di Fede ci fa capire che il collegamento alla fine c'è, il caimano impettito con i fogli in mano come un conduttore televisivo è inquadrato, sullo sfondo un angolo del suo salone di Arcore impreziosito da quadri e sculture d'autore, luci soffuse e colori non propriamente di destra. La lezione di giornalismo del professore Fede inizia con il dare servilmente la parola al suo mèntore, non prima di aver ricordato che forse ancora oggi il cavaliere potrebbe dire la famosa frase del 1994 "...voglio vivere da uomo libero in un Paese libero...". E lui (il cavaliere) ovviamente conferma e sottoscrive. Il maestro Fede poi gli serve su un piatto d'argento quello che, a suo giudizio, è il fallimento di Prodi. E il caimano ci sguazza come non mai in questa melmosa oasi di psudogiornalismo, o giornalismo bulgaro che dir si voglia. Alla fine non riesco a proseguire nell'ascolto e nella visione di questo insulso esempio di telegiornale (provateci voi a vederlo: http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=tg4&categoria=tg/edizione_1900), spengo la tv e vado al bagno...Buona notte.

il vergognoso attacco del cavaliere


Venerdì scorso ho assistito alla trasmissione di RaiUno Tv7, storico appuntamento televisivo attualmente condotto dal direttore del TG1 Gianni Riotta, che ospitava l'intervento di Silvio Berlusconi (già ampiamente presente in questo inizio di campagna elettorale: martedì a Porta a porta, mercoledì nel Tg1 delle 20). Mi aspettavo il solito excursus televisivo e demagogico usato in più occasioni dal cavaliere, sapevo che avrei assistito al solito teatrino berlusconiano, ascoltate le solite stucchevoli litanìe e giaculatorie vittimistiche di sua emittenza, ma questa volta ho fatto un grande balzo sulla poltrona quando ho sentito uscire dalla bocca di Berlusconi un vile e vergognoso attacco alla memoria e alla figura di Enzo Biagi. Era successo che ad una precisa sollecitazione di Riotta sul famoso "editto bulgaro" del 2002, Berlusconi tornasse a ribadire che ci fu "un uso criminoso della televisione pubblica" e che lui non voleva assolutamente allontanare Biagi, Santoro e Luttazzi, ma anzi (a proposito di Biagi) cercò di convincere il giornalista scomparso a rimanere, ma senza successo perchè lui (Biagi) voleva una liquidazione dalla Rai che era molto cospicua. Una menzogna e una vigliaccata che solo una persona meschina come Berlusconi poteva rendere alla memoria del grande scrittore e giornalista bolognese che ora si starà rivoltando nella tomba (vi segnalo in proposito anche un post di Antonio Di Pietro scritto sul suo blog, http://www.antoniodipietro.com/2008/02/post_40.html). Un uso criminoso (adesso è il caso di dirlo) del suo spazio in tv che Berlusconi ancora una volta ha usato per denigrare e infangare il nome di Biagi, alla cui morte non ha speso nemmeno una parola di umano dolore, non ha ritenuto di presenziare ai funerali e men che meno di riabilitarsi, almeno in parte, cercando di ricordare la figura del giornalista con qualche frase di circostanza che potesse far intravvedere un suo pentimento, tardivo, per le vergognose parole usate in Bulgaria. Niente di tutto ciò (e anche Riotta ha lasciato cadere la cosa), ma c'era da aspettarselo da uno come il cavaliere. Ma quello che mi ha fatto più indignare è stato il silenzio mediatico che ha accompagnato la trasmissione di RaiUno (per chi volesse rivederla, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/streamHome.srv?id=29019&idCnt=70391&path=RaiClickWeb^Home, la frase vergognosa è al minuto 40 circa del video) ad eccezione di poche righe apparse sabato mattina sul sito di Repubblica.it, per il resto nessun'altra voce giornalistica ha osato andare contro il cavaliere. Logico lo sdegnato grido di dolore lanciato dalle sorelle Biagi (http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6191) a tutela dell'onore e del buon nome del loro indimenticato padre. Tanto per cambiare, quando c'è di mezzo il cavaliere, un'altra pagina invereconda è stata sfogliata del personalissimo e immondo libro di Silvio Berlusconi.

domenica 17 febbraio 2008

una ricorrenza dimenticata?


Il 17 febbraio 1992 la storia dell'Italia cambiò. Fu l'inizio della fine della cosiddetta Prima Repubblica. Quel giorno, sedici anni fa, il presidente del Pio Albergo Trivulzio, l'ingegnere Mario Chiesa (esponente dell'allora Partito Socialista Italiano) fu arrestato, su ordine dell'allora pubblico ministero Antonio Di Pietro, per aver intascato una "mazzetta" di 7 milioni di lire come acconto sul 10% preteso per un appalto concesso ad una piccola impresa di pulizie. Da quel momento iniziò l'epoca di "Mani Pulite" che porterà ad un repulisti generale nel mondo della politica e della finanza. La Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano vennero azzerati, arresti eccellenti e suicidi altrettanto eccellenti fecero da corollario (tragico) a quel periodo di giustizialismo e di quasi insurrezione popolare contro la corruzione e il malaffare politico. A ricordare quella data, una sorta di spartiacque tra la Prima e la Seconda Repubblica, e a parlare degli effetti ancora oggi (anche se attenuati) palpabili, è stato uno dei componenti dell'allora mitico pool di "Mani Pulite", vale a dire Piercamillo Davigo, oggi consigliere di Cassazione, che nella trasmissione di Antonello Piroso, intitolata Niente di personale in onda lunedì scorso su La7 (http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=nientedipersonale&video=8883), ha ripercorso episodi e sensazioni di allora ancora oggi presenti nella sua memoria e nella sua anima. Un bel momento di televisione e di cronaca, oltre che un modo per non far rimanere nel dimenticatoio della memoria collettiva quegli anni che hanno cambiato un pò tutti noi. Ogni tanto ci vuole.

Casini e le scelte coraggiose


Ho apprezzato molto il discorso tenuto ieri a Mestre, presso la sala Dogi dell'Hotel Russott, dal leader dell'UDC PierFerdinando Casini, a margine dell'inizio della campagna elettorale dei democratici cristiani veneti. La scelta, coraggiosa e preannunciata, di abbandonare Berlusconi e il Popolo della Libertà e di correre da solo, la voglia di staccare la spina a quell'unione politica che andava avanti dal 1994, è stata per Casini la realizzazione di un'idea e di una missione personale alla quale non poteva più derogare. Troppe volte, oramai, era stato costretto a deglutire polpettoni politici immangiabili e precotti. In troppe occasioni aveva dovuto respirare l'olezzo poco edificante della vicinanza di Bossi e Fini, e non era servito granchè nemmeno turarsi il naso. Ora, finalmente, con un atto di coraggio lodevole e rimarcabile, PierFerdinando ha detto basta allo strapotere berlusconiano, ai ricatti e alle pressioni dei suoi ex alleati, ai giochi e agli inciuci tipici di chi non vuol perdere la poltrona del potere. Nel suo discorso di Mestre Casini ha detto a chiare lettere che "...non tutti in Italia sono in vendita, il Popolo della Libertà è un partito populista e demagogico, un'arca di Noè che può comprare i marchi ma non gli uomini e le idee..." lanciando così una stoccata platealmente polemica nei confronti del cavaliere e dei suoi rozzi metodi da compravendita, come fosse al mercato dei calciatori. In un'intervista ad Aldo Cazzullo, pubblicata stamani a pagina 3 del Corriere della Sera, Casini (riferendosi esplicitamente a sua emittenza) sottolinea "...sono stanco di ascoltare gli stessi slogan, le medesime promesse vane, la solita litanìa di numeri, di spese miliardarie senza coperture, di frasi pensate per compiacere la gente anzichè dirle la verità. Perchè dovrei continuare a stare al fianco di una persona in cui non credo più?" e praticamente decreta lo smascheramento della persona politica (Berlusconi) con cui è stato gomito a gomito e di cui ha potuto notare da vicino l'invidiabile (e deprecabile) arte della bugia e della mistificazione, a tutti i livelli. Una grande opera di ripristino della verità e della trasparenza effettuata da Casini (da seguire anche le cose dette nel salotto di Vespa, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=29114&idCnt=70517&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^PORTA+A+PORTA#1), cui bisogna riconoscere il merito, non indifferente, di essersi affrancato dalla brutta compagnia di giro che aveva frequentato in questi ultimi tre lustri, e di aver riscoperto una sua coscienza (politica ed umana) ed una sua coerenza che ha fatto dire a sua figlia Benedetta "Papà, finalmente mi sento orgogliosa di te!". E a questo punto aggiungo pure io: bravo PierFerdy, mi sei proprio piaciuto!

sabato 16 febbraio 2008

fenomenologia di Fiorello


Era quasi inevitabile che, a distanza di 47 anni dall'uscita del libro di Umberto Eco dal titolo "Fenomenologia di Mike Bongiorno", ci fosse qualcuno che scrivesse la stessa cosa di un personaggio televisivo destinato (con altre caratteristiche ovviamente) a ricalcare le gesta e la fama del Signor Quiz. E così il critico televisivo del Corriere della Sera, il professor Aldo Grasso, ha deciso di scrivere una sorta di opera omnia del "mattatore" del terzo millennio, dell'animale da palcoscenico che esalta la platea, del grande intrattenitore radiofonico e televisivo: in una parola, di Rosario Fiorello. Il libro (con allegato un cd) uscirà il 19 febbraio, s'intitola proprio "Fenomenologia di Fiorello" ed è edito dalla Mondadori. Un libro che ripercorre interamente la vita e la carriera dello show-man siciliano nato il 16 maggio 1960 a Catania. Una storia che sembra la sceneggiatura di un film hollywoodiano, che racconta il viaggio di un ragazzo partito dalla più umile delle mansioni in un villaggio turistico della Valtur a Brucoli (era un facchino di cucina) e che è diventato, nel giro di un ventennio, il migliore (e forse unico) uomo di spettacolo italiano: passato dai fasti del "Karaoke" di Italia1 al flop di "Non dimenticate lo spazzolino da denti" di Canale5, fino ad arrivare ai trionfi di "Stasera pago io" del 2001-2004 (di cui vi ripropongo due estratti, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=3109&idCnt=2824&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Spettacolo^Prima+serata^FIORELLO#1 ma anche http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=3111&idCnt=2825&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Spettacolo^Prima+serata^FIORELLO#1) al recentissimo "Viva Radio2...minuti". Una carriera folgorante che si annuncia particolarmente lunga, proprio come quella del suo amico e partner di pubblicità Mike Bongiorno, che sembra umanamente anche rimpiazzare la figura paterna di Fiorello oltre ad essere la spalla e la vittima degli scherzi telefonici, oramai un must del programma radiofonico "Viva Radio2" ricominciato l'11 febbraio scorso. Aldo Grasso, nel suo libro, paragona Fiorello ad un altro grande del passato televisivo e dello spettacolo: Walter Chiari. E le similitudini sono nel far sembrare (davanti alla telecamera) improvvisazioni quelle che in realtà sono "numeri" già ampiamente collaudati negli spettacoli dal vivo. Oppure, in qualche occasione, un voluto "errore" nel non accorgersi del cambio di inquadratura (mentre invece si trattava di duttilità e invenzione televisiva) o anche "fuoriuscita" dagli schemi televisivi determinati dalla scaletta del programma a vantaggio della creatività e della improvvisazione. Un altro omaggio alla fenomenologia di Fiorello, oltre al libro di Grasso, è stato fatto da Giovanni Minoli e dal suo programma La Storia siamo noi (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo640480.aspx?id=458), che ha fatto dire a Fiorello, in una recente intervista al Corriere, "...di solito sono programmi che vanno in onda quando uno non c'è più. Sono felice che stiano succedendo ora che sono ancora in vita..." seguito dalla classica "toccatina" di chi è un pochino superstizioso. Standing ovation per Rosario Fiorello!

venerdì 15 febbraio 2008

Tonino non le manda a dire...


Una qualità indiscutibile che debbo riconoscere all'ex pubblico ministero Antonio Di Pietro è quella della sincerità a tutto tondo, dell'impavida sicurezza nel dire le cose così come stanno, senza troppi giri di parole. Non sempre, ovviamente, ha l'opportunità e la facoltà liberatoria di poter esprimere il suo pensiero davanti ad un microfono o ad una telecamera. Fortunatamente ha a disposizione il suo blog, utile strumento per far chiarezza e dire la sua sull'increscioso episodio che lo vedeva protagonista all'indomani del suo accordo elettorale con il Partito Democratico di Walter Veltroni. Era successo che un articolo apparso sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/politica/08_febbraio_14/Fuori_De_Magistirsi_tonino_Di_Pietro_Veltroni_5d317cd4-dac6-11dc-ab3f-0003ba99c667.shtml) metteva in ombra la figura del Tonino nazionale, "reo", secondo la ricostruzione giornalistica di Maria Teresa Meli, di aver "acconsentito" ad un ipotetico "niet" di Veltroni a proposito di una possibile candidatura nell'IdV di Luigi De Magistris, ex pm di Catanzaro, alle prossime elezioni politiche del 13 aprile. Apriti cielo! Il sanguigno e anche un pò "casareccio" (ma genuino) ex seminarista di Montenero di Bisaccia è andato su tutte le furie. Ha sbraitato con il suo colorito linguaggio, ma almeno ha ristabilito la verità con un'opera di "controinformazione" messa nero su bianco sul suo sito (http://www.antoniodipietro.com/2008/02/disinformazione_politica.html) e applaudita da 410 fan (con relativi commenti) del suo blog molto popolare e seguito. Non mi risulta ancora una replica della notista del Corriere a rettifica della notizia data. Resta il fatto, comunque, che Tonino non ha perso tempo (nonostante i suoi impegni programmatici e politici per questa campagna elettorale) e non le ha mandate a dire tramite qualche messo comunale...No, lui preferisce così: pane al pane, vino al vino. Da buon ex contadino.

diritto alla vita (e all'informazione)




Il tragico episodio di due giorni fa a Napoli, della donna di 39 anni che dopo aver abortito alla ventunesima settimana di gestazione (a causa di una malformazione del feto) è stata interrogata da un magistrato e da agenti della polizia di Stato (tra cui fortunatamente una donna che ha usato un "tatto" differente rispetto ai colleghi maschi), chiamati da una segnalazione anonima, intervenuti per verificare se c'erano gli estremi di una infrazione alla legge 194 (e così non è stato), ha suscitato un vespaio di polemiche ed ha riacceso prepotentemente la discussione (oramai in atto da tempo) sulla famosa moratoria dell'aborto cui anche Giuliano Ferrara ha dato il suo "contributo" con l'iniziativa elettorale di presentare una sua lista pro-life alle prossime elezioni del 13 aprile. La coda polemica ha avuto il suo apice in alcune manifestazioni spontanee di donne a Roma che hanno generato anche dei momenti di tensione con le forze dell'ordine, determinando una grancassa mediatica di televisioni e stampa che hanno colto al volo l'occasione di riportare in auge slogan e simboli dell'era femminista di qualche decennio fa (notare la prima pagina di Liberazione che ho messo in apertura di questo post), esacerbando gli animi e creando confusione nelle analisi e nei commenti della gente comune. Un articolo molto illuminante (e ben scritto) pubblicato oggi sul giornale cattolico Avvenire dal titolo "Napoli, un aborto in solitudine" a firma di Francesco Ognibene (http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire&curDate=20080215&goTo=A04) ci consente di farci un'idea non omologata alla maggior parte dei quotidiani italiani e capire anche come la solitudine della donna trentanovenne, che ha deciso di abortire, sia stata l'angolo di lettura differente e forse più reale rispetto alle conclusioni affrettate date dagli articoli della prima ora (http://archiviostorico.corriere.it/2008/febbraio/13/Abortisce_dopo_settimane_polizia_sequestra_co_9_080213119.shtml), quando le emozioni prevalgono sulla ragione e sull'obiettività. Ancora una volta l'utilità e la possibilità di attingere alla Rete, per avere tutte le informazioni necessarie a farsi una precisa idea sui fatti accaduti, è dimostrata senza ombra di dubbio. Basta un pò di buon senso e di raziocinio per non farsi travolgere dall'onda lunga e anomala del chiacchiericcio polemico (e a volte strumentale) legato ad un fatto di cronaca, seppur doloroso e toccante come quello di Napoli.

giovedì 14 febbraio 2008

un'analisi televisiva seria




La trasmissione televisiva Annozero condotta da Michele Santoro, in onda questa sera alle ore 21.00 su RaiDue, analizzerà seriamente (grazie ai dati della società di rilevazione dati SWG, di cui consiglio di visitare il sito, http://www.swg.it/index.php/home) il confronto mediatico avvenuto, martedì e mercoledì sera, tra Silvio Berlusconi e Walter Veltroni nel corso delle loro partecipazioni a Porta a porta. E' interessante notare il giudizio degli intervistati sul segretario del Partito Democratico ("...viene accolta positivamente la parte del discorso legata al "nuovo"; tutto quello che è inerente alla novità del PD, al cambiamento necessario, alla uscita dal trascorso quindicennio. Su questo terreno Veltroni appare credibile e non toccato, se non in parte, dal suo passato") che in confronto a quello sul cavaliere ("...il riferimento alle proprie qualità come imprenditore o presidente del Milan viene duramente bocciato dal segmento più sensibile (degli intervistati), quello degli indecisi...Altrettanto nitido appare il giudizio negativo sul recupero dell'anti-comunismo o quello sulla vittimizzazione da parte della magistratura") è nettamente positivo e indicatore di un grosso recupero da parte di Veltroni nelle preferenze degli elettori indecisi. Leggetevi i due documenti della SWG (http://www.annozero.rai.it/RaiDue/Contents/files/2008/2/FocusBerlusconi12_febbraio.pdf e http://www.annozero.rai.it/RaiDue/Contents/files/2008/2/FocusVeltroni13_febbraio.pdf) e fatevi un'idea un pochino più vicina alla realtà dei sondaggi "seri" e non di quelli (non controllabili) berlusconiani. Un consiglio: seguite la puntata di questa sera di Santoro (http://www.rai.tv/mppopupvideo/0,,RaiDue-Annozero-Puntate%5E0%5E58770,0.html). Ne vale la pena.

Veltroni & Di Pietro, la strana coppia




La notizia confermata ieri sera a Porta a porta dal segretario del Partito Democratico è di quelle che lasciano il segno. Walter Veltroni ha accettato l'apparentamento (brutto termine per significare che due partiti correranno insieme e che poi uno dei due fagociterà l'altro) con L'Italia dei valori di Antonio Di Pietro. Al contrario (e a sorpresa) per adesso nessun connubio con i radicali di Emma Bonino e con i socialisti di Enrico Boselli. La giornata di ieri per Veltroni è stata lunga, faticosa e intrisa di palpabile emozione. Prima di recarsi negli studi televisivi della RAI (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=28730&idCnt=70289&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^PORTA+A+PORTA#1) per partecipare al confronto a distanza di 24 ore con il suo avversario politico (a proposito, sostanziale parità tra i due: 2.618.000 telespettatori per Walter e 2.577.000 per Silvio), Veltroni ha rassegnato, come promesso, le sue dimissioni da sindaco di Roma, dopo 7 anni utilizzati al meglio e a tempo pieno alla cura della città e dei suoi concittadini. Successivamente si è incontrato con Di Pietro ed ha ottenuto il via libera dall'ex pm di entrare nel PD per poi sciogliere (dopo le elezioni) l'Italia dei valori e continuare insieme il cammino politico. Successivamente il segretario del Partito Democratico ha incontrato la Bonino e Boselli, lasciando in stand by la possibilità di un accordo, sulla falsariga di quello ottenuto con il Tonino nazionale. E a proposito di questo binomio, mi piacerebbe dissentire dal pensiero, molto più forbito ed intelligente e professionale del mio, dell'ex direttore del Corriere della Sera e attuale editorialista de il Sole 24 Ore, vale a dire di Stefano Folli. Nel suo pezzo odierno (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Speciali/2006/punto_stefano_folli/punto_stefano_folli_140208.shtml?uuid=9d0fbafc-dace-11dc-a54d-00000e251029&DocRulesView=Libero) Folli non vede di buon occhio l'alleanza Veltroni-Di Pietro e ne spiega i motivi. Personalmente, anche se a prima vista sembrerebbe una strana coppia sia per i trascorsi personali sia per le rispettive piattaforme culturali, a me non dispiacerebbe un ardito accostamento tra i due. Analizzando il lavoro svolto dall'ex ministro delle Infrastrutture, le sue campagne passate contro la corruzione e il disfacimento del sistema politico (e dei politici), la sua voglia di fare pulizia ad ogni livello di strato sociale, la volontà di non farsi corrodere dalla salsedine partitica degli inciuci ad ogni costo, si può tranquillamente delineare una riga demarcatoria tra Di Pietro e i suoi colleghi parlamentari e riconoscergli perlomeno la patente di coerenza e di buona educazione politica, che Veltroni saprà apprezzare e tenere nella giusta considerazione. Sapendo anche, e non mi sembra cosa di poco conto, di avere a che fare con un uomo e con un politico che non ha certamente le physique du role del voltagabbana o del traditore, non trascurabile elemento nel panorama odierno della cosiddetta "casta". Spero di non sbagliarmi, ma credo che "la strana coppia" potrà dare soddisfazione e speranze, legate al buon uso della politica e della cosa pubblica, ai giovani ed ai nuovi elettori che si avvicineranno alla fatidica data del 13 aprile prossimo.

mercoledì 13 febbraio 2008

i più cliccati del Web


Anche questo mese metto a disposizione dei più curiosi (e di quelli che si divertono con i numeri e le percentuali) le cifre ufficiali di Audiweb sulle visite e sulle pagine viste dei principali siti Web, relative al mese di gennaio 2008 (http://www.primaonline.it/allegati/file17284425772401.xls) e che potrete anche confrontare con i precedenti dati di dicembre 2007 che ho pubblicato circa un mese fa (http://tpi-back.blogspot.com/2008/01/i-pi-cliccati-del-web.html), in modo da poter fare una comparazione immediata. Buona lettura.

piccola rassegna stampa











Com'era prevedibile, i maggiori quotidiani nazionali hanno dato ampio spazio alla performance televisiva di Silvio Berlusconi su RaiUno, ieri sera. Stranamente, nonostante la presenza in studio del suo direttore Piero Sansonetti, il giornale di sinistra Liberazione non ha degnato di un rigo sua emittenza, al contrario de il Mattino di Napoli che mette in bella vista una foto dell'ex presidente del Consiglio mentre siede davanti alla famosa scrivania del 2001. Sarà interessante seguire le prime pagine di domani mattina, visto che questa sera, sempre a Porta a porta, è annunciata la presenza del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni che certamente non si sottrarrà al confronto indiretto con il cavaliere. Un occasione da non perdere.

Berlusconi V, l'omino dei sogni


Ho dovuto fare le ore piccole per non perdermi l'appuntamento con la migliore televendita che la RAI ha messo in cantiere nel palinsesto di martedì 12 febbraio 2008. L'apparizione (il termine non appaia blasfemo) di Silvio Berlusconi sulla sua poltrona bianca favorita. Quella taumaturgica di Porta a porta, accuratamente spolverata e tirata a lucido dalla mano esperta di mastro Bruno Vespa, ieri sera particolarmente eccitato dal ritorno (dopo due anni, come ci ha ricordato) di sua emittenza e del suo codazzo (Paolo Bonaiuti impettito e senza occhiali in prima fila) per la puntata clou della nuova stagione elettorale. Ho seguito la trasmissione ed ho notato il ripristino del vecchio look berlusconiano (doppiopetto, cravatta a pois, camicia d'ordinanza, scarpe nere lucidissime) rispetto alle ultime uscite (quelle un pò casual e giovanili tipo camicia blu senza cravatta, o sciarpa chic a pallini) e da quel particolare ho capito che si sarebbe riascoltata la solita musica, il solito ritornello. E non mi sono sbagliato. Per tutta la puntata (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=28682&idCnt=70237&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^PORTA+A+PORTA#1) il cavaliere non si è mai tirato indietro nel voler riproporre la sua canzoncina (non credo che il testo sia stato suggerito da Apicella), e la sua cantilena sui danni provocati dalla sinistra, sull'immondizia lasciata dalla sinistra, sulle mani in tasca agli italiani messe dalla sinistra, sull'immagine all'estero negativa dell'Italia provocata dalla sinistra e via delirando. Anche questa volta mi aspettavo le genuflessioni dei giornalisti invitati (scelti) da Berlusconi e non da Vespa. Invece questa volta qualcosa di nuovo è successo. Timidamente, ma con coraggio, perlomeno qualcuno tra Ferruccio de Bortoli, Pierluigi Battista, Mario Orfeo e Piero Sansonetti ha avuto l'ardire di far notare a sua emittenza che non tutto quello che diceva (le grandi opere, le pensioni aumentate, i bonus bebè e quant'altro dei suoi cinque anni di governo) rispondeva ad intiera verità. Anzi, qualcosa si era perso per strada, come l'alleanza con PierFerdinando Casini. Ma Berlusconi replicava che quando ha dovuto interrompere la sua opera miracolistica (da qui si capisce l'attuale slogan "ITALIA, rialzati"...) era solo per cercare di riportare all'ovile la pecorella smarrita e non per cattiva volontà (o incapacità...), ci mancherebbe altro. Ma dopo queste schermagli iniziali, il Grande Venditore (circuìto dal suo assistente-presentatore che gli ha rispolverato la magica scrivania del 2001, quella famosa del "contratto con gli Italiani") si piazza al centro della sua personalissima televendita politica ed incomincia a sciorinare il suo linguaggio da piazzista e a sgranare il rosario dei miracoli e delle promesse agli italiani, facendo balenare ancora un nuovo "Eldorado" del terzo millennio, un mondo tutto nuovo dove lui non farà pagare più l'ICI della prima casa (compresa la sua ad Antigua), dove si potranno percepire tredicesime e quattordicesime senza pagare le relative tasse, dove si ritornerà al suo beneamato "scalone" pensionistico (che i comunisti brutti e cattivi gli avevano demolito) e dove si vivrà tutti più buoni e più ricchi, più onesti e meno lazzaroni (sempre a proposito dell'invito a rialzarsi all'Italia...grande Lazzaro=lazzarone), praticamente l'Eden riveduto e corretto. Alla fine di tutto questo show televisivo del cavaliere (era passata l'una di notte) ho incominciato ad avvertire forti dolori allo stomaco, un sommovimento innaturale e nel contempo esplosivo. Non scendo nei particolari, ma lascio alla vostra gradita immaginazione capire quello che è successo nel mio bathroom. Questo è l'effetto collaterale del voler seguire a tutti i costi (anche per espletare al meglio la mia funzione di blogger) le apparizioni televisive di sua emittenza. Ben mi sta.

il sorpasso di Barack Obama


Alla fine il sorpasso, tanto atteso e tanto temuto (da Hillary), c'è stato. Dopo i risultati di questa notte in Virginia, nel Maryland e nel Distretto di Columbia (Washington), Barack Obama è in testa nel computo dei delegati (1.223 contro 1.198) per la corsa alla Casa Bianca di novembre. Le ultime vittorie di questo lungo week-end (http://content.usatoday.com/news/politics/election2008/results-all.aspx) gli hanno dato la spinta decisiva per concludere la rincorsa ad Hillary Rodham Clinton iniziata il 4 gennaio e per continuare a far sognare milioni di americani che credono in lui. Hillary adesso è in difficoltà, anche dal punto di vista psicologico. La sua potente macchina elettorale si è inceppata. Ha cambiato la sua assistente, ha messo di tasca sua 5 milioni di dollari per fronteggiare le spese (enormi) di questa campagna elettorale. Sente scivolare sotto le sue mani la presa ferrea (o presunta tale) che aveva all'inizio sulla poltrona presidenziale della stanza ovale. L'uragano Obama l'ha quasi travolta completamente e non è utopìa ora credere che un uomo di colore, per la prima volta, possa diventare il presidente degli Stati Uniti. Nel frattempo Obama si gode questa sontuosa vittoria e prepara il prossimo appuntamento del 4 marzo in Texas e in Ohio. E lì ci sarà una bella battaglia con Hillary.

martedì 12 febbraio 2008

la dolce vita del "compagno" Bertinotti...




E così l'ex presidente della Camera dei Deputati (ed ex sindacalista della CGIL) Fausto Bertinotti, stando almeno alle cronache di questi giorni, non disdegnerebbe la frequentazione (più o meno assidua) dei cosiddetti salotti chic della neoborghesia romana, quelli, tanto per fare dei nomi, di Sandra Verusio come di Maria Angiolillo, di Guya Sospisio o di Marisella Federici, anzi (basta leggersi l'ottimo reportage odierno di Fabrizio Roncone pubblicato a pagina 10 del Corriere della Sera). Pare che ci si troverebbe a proprio agio, senza nessun problema, nè remore psicologiche date dal suo passato di politico e di sindacalista stile lìder màximo. Ormai libero dai suoi gravosi (e ben remunerati) impegni parlamentari, il buon Fausto può tranquillamente dedicarsi (sottobraccio alla sua amata consorte, signora Gabriella, detta Lella, Fagno) alle meno noiose e più sollazzanti incombenze mondane, partecipando da protagonista ad una nouvelle vague di dolce vita romana, colorata di un pizzico di rosso (riferito anche alle simpatie della Verusio oltre che al background bertinottiano) che non guasta mai. La sorprendente, e per certi versi accondiscendente, assuefazione dell'ex segretario di Rifondazione Comunista alle frequentazioni borghesi e al bon ton (che a lui non è mai mancato) dei salotti civettuoli, lascia in effetti un pò impreparati all'evento. Forse perchè si aveva l'immagine di Bertinotti leggermente stereotipata, lontana dal classico politico modaiolo e presenzialista (stile De Michelis degli anni Ottanta per intenderci), non avvezzo a calici da innalzare e a tartine al caviale da trangugiare. Eppure il decorso naturale del tempo (e della storia politica) e le conseguenti frequentazioni che volenti o neolenti si debbono avere, ha determinato un nuovo look di Bertinotti, non solo pipa e portaocchiali al collo ma anche bollicine e vita notturna, rendendocelo forse anche un pochino più simpatico e meno paludato di come eravamo abituati a vederlo. A tutto vantaggio, secondo me, anche del nuovo ruolo elettorale che andrà a ricoprire in questa ben avviata campagna per le politiche del 2008. E bravo Bertinotti!